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La letteratura neogreca dell’età bizantina (1204-1453)


Un nuovo periodo si apre con la conquista latina. Se le prime tre Crociate avevano avviato la conoscenza e i rapporti fra i due mondi, nello sforzo di ricondurre l’unità politica e economica nel Mediterraneo, si sostituisce un urto diretto nel quale le due civiltà si compenetrano.
Sulle rovine dell’impero bizantino, sorge un impero feudale latino. A Costantinopoli siede come imperatore Baldovino, conte di Fiandra. Intanto Venezia occupa Durazzo, una parte del Peloponneso, Creta, l’Eubea, Gallipoli, Eraclea e un quartiere di Costantinopoli. Nello stesso tempo essa mandava i suoi nobili a prendere possesso delle isole dell’arcipelago.
L’impero latino di Costantinopoli non visse oltre il 1261.
Venezia conservò il suo impero coloniale fino al 1669.
Forte era l’influenza della cultura francese, ed anche la lingua vi era molto diffusa. La francocrazia inaugurava un nuovo periodo anche nella letteratura, dove si rallenta il freno della tradizione erudita.  Giungono all’Oriente bizantino i costumi feudali e il romanzo d’amore.
Il documento più evidente di questa contaminazione di culture è la “Cronaca di Morea”, intitolata anche “Libro della conquista di Morea”. Se ne conoscono 5 redazioni, due greche, una francese, una aragonese, una italiana. Quella greca fu pubblicata per la prima volta solo nel 1825, sulla base di un manoscritto parigino. Questa cronaca poetica di quasi 10mila versi politici richiama i fatti della Prima Crociata, narra la presa di Costantinopoli da parte dei franchi (1204) e la conquista del Peloponneso. Vi sono ricordati anche fatti posteriori, come l’occupazione di Atene da parte dei catalani nel 1311. L’anonimo autore si suppone sia stato un gasmulo: così si chiamavano i sanguemisti nati dall’incrocio tra greci e franchi. Il narratore conosce luoghi, uomini e cose del Peloponneso e certo ebbe modo di essere vicino ai fatti che narra e di raccogliere notizie da fonti ben informate. L’opera è uno specchio fedele della singolare società creata in Morea dalla conquista franca. La narrazione ha un tono piano e monotono, si indugia nei particolari con meticolosa cura, uniforme e obiettiva, di rado trova toni patetici, se non per deplorare la perfidia dei romani.
Un’analoga cronaca, in 4mila versi, dei duchi e conti di Cefalonia nei secoli XIV e XV, attinente anche alle cose d’Epiro. La cronaca spazia su un lasso di tempo di 51anni, narrando i fatti intercorsi fra la morte di Leonardo I Tocco (1375), e l’inizio della guerra fra i Paleologi e il duca despota Carlo per il possesso di Clarenza.
In questo clima di mista cultura, e di incontri fra Oriente e Occidente, si colloca anche il gruppo dei romanzi bizantini dei secoli XIII e XIV, nei quali, attraverso il nuovo spirito cavalleresco, è palese l’influsso delle letterature romanze.

Tratto da LINGUA E LETTERATURA NEO-GRECA di Gabriella Galbiati
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