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Gioventù di Luchino Visconti tra Francia e Italia



Quarto di sette fratelli, Luchino Visconti nasce a Milano, il 2 novembre 1906, dal duca di Grazzano e conte di Modrone Giuseppe Visconti e da Carla Erba. Oltre che all’agiatezza, l’infanzia e l’adolescenza del giovane Luchino sono improntate alla consuetudine con la cultura e con l’arte, oltre che caratterizzate da una vita mondana che lo porterà fin dalla tenera età a frequentare con regolarità personalità del mondo dello spettacolo e intellettuali. Vero e proprio spartiacque della vita di Luchino Visconti sono un luogo e un anno in particolare: Parigi, 1936. Introdotto negli ambienti cinematografici parigini da Coco Chanel, l’ormai trentenne lombardo entra a fare parte dell’èquipe di assistenti di Jean Renoir, a partire da Une partie de campagne (1936) e poi anche in Les bas-fonds (1936). Questa esperienza parigina è fondamentale non solo per l’apprendistato con Renoir, ma anche per i contatti che Visconti ha con gli ambienti parigini di sinistra, in fermento in quegli anni per il Front Populaire. Al tempo stesso la sua amicizia con Jean Renoir si rinsalda talmente che, allo scadere del decennio, quando il regista francese verrà in Italia per girarvi una Tosca, sarà proprio Luchino Visconti il suo punto di riferimento italiano e colui al quale, nel giugno 1940 (dovendo Renoir partire per l’esilio negli Stati Uniti, mentre le truppe tedesche stanno sfondando il fronte francese) lascerà l’incarico di portare a termine l’impresa.
Poco dopo il ritorno dalla Francia, Visconti era entrato in contatto con quel gruppo di giovani intellettuali che andava gradualmente formando la rivista Cinema, da un periodico solo a tratti spregiudicato, in un vero e proprio organo di opposizione intellettuale al regime fascista. Tale esperienza si rivela fondamentale per Visconti, in quanto il futuro regista si rende protagonista non solo grazie ad alcuni scritti di critica cinematografica, ma anche in qualità di autore del progetto cinematografico che avrebbe dovuto essere l’opera manifesto del gruppo. L’idea originaria era quella di realizzare un film tratto da L’amante di Gramigna di Giovanni Verga, autore che con il suo punto di vista verista incarnava l’emblema antitetico rispetto alla visione univoca, laccata e edulcorata propugnata dalla cultura ufficiale del regime. L’amante di Gramigna fu bocciato preventivamente dagli organi censori del Minculpop, mentre diversa fortuna ebbe un altro progetto, questa volta ispirato ad un romanzo americano The postman rings always twice di James Cain, testo che Visconti aveva conosciuto attraverso una traduzione dattiloscritta datagli da Renoir.

Tratto da LUCHINO VISCONTI di Marco Vincenzo Valerio
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