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Temi in Visconti: storia e sconfitta



Dopo l’impatto di Ossessione, La terra trema e Bellissima, dove il rapporto con la Storia è tutto orientato verso la contemporaneità, Visconti dà corpo in Senso, per la prima volta, a quel rapporto con la “Storia passata” che, a parte il film del 1954, rivedremo ne Il Gattopardo, ne La caduta degli dei e, parzialmente, in Ludwig. È un rapporto molto controverso: ogni volta Visconti punta, razionalmente, a individuare le tensioni e ragioni obbiettive del farsi storico; ma finisce quasi sempre per ridurre il complesso degli eventi storici a un fondale degli eventi individuali, che vedono sistematicamente eletti a protagonisti (Livia e Franz in Senso, il principe ne Il Gattopardo, lo stesso protagonista di Ludwig) personaggi che rifiutano il procedere della Storia, che se ne chiamano fuori presi o dalla lussuria o dalla loro incapacità di compromettersi con il presente.
In Visconti noi non avremo mai una vera e propria ricostruzione storica, ma la rievocazione della Storia come tessuto di coltura di vicende di foia e infamia, sconfitta e tradimento, impotenza e rassegnazione, solitudine e morte.
LA SCONFITTA
Resta il tema fondamentale del cinema di Visconti: sconfitti Giovanna e Gino, sconfitto (sia pure con qualche speranza oltre il film) ‘Ntoni, sconfitta Maddalena (almeno nel suo sogno), sconfitti Franz e Livai, sconfitto Mario (ma vince Natalia con il suo sogno: unico eccezione del cinema di Visconti), sconfitti Rocco e Simone, sconfitto il principe di Salina, sconfitti Sandra e suo fratello nell’irrecuperabilità di un passato torbido e oscuro, sconfitti l’intellettuale di Morte a Venezia e tutta la potente famiglia de La caduta degli dei, sconfitti Ludwig, il professore di Gruppo di famiglia in un interno e il protagonista de L’innocente.
Non c’è insomma eccezione nella filmografia viscontiana, non c’è spazio alcuno alla liberazione, non c’è vero sorriso di autentica speranza: le sue sono tutte, sistematicamente, storie di sconfitte definitive, assolute, irrimediabili e quasi tutte storiche, anche nei film che non vogliono essere, e non sono, storici. La Storia è vista, e rappresentata da Visconti come un meccanismo ad exludendum dei suoi protagonisti: la cui sconfitta non è mai, in quasi nessun caso, il risultato di un processo interno alla loro esistenzialità individuale, ma appare determinata dalla pressione dell’altro da sé ovvero delle forze, attuali o passate, di classe e comunque socialmente determinate, che li respingono come estranei al divenire storico.

Tratto da LUCHINO VISCONTI di Marco Vincenzo Valerio
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