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Visconti tra neorealismo e "Documento mensile"



Tenuto conto dell’iniziale intensità dell’attività scenica viscontiana, questo rallentamento nel ritmo degli allestimenti tra l’estate del 1949 e l’autunno del 1952 sembra documentare il bisogno, da parte di Visconti, di un ripensamento e di una riflessione critica sul teatro. Questo periodo non è certo di inattività, ma è dedicato alla progettualità e alla difficoltà di trovare un soggetto che possa portare Visconti a intraprendere nuovamente l’attività cinematografica. Sono molti i progetti che Visconti coltiva in quegli anni e ad alcuni deve rinunciare dopo avervi lavorato a lungo e approfonditamente come Cronache di poveri amanti, per cui cura un adattamento con la collaborazione dello stesso Vasco Pratolini. Proprio in questi anni in Visconti (e non solo) cresce la consapevolezza di una crisi del cinema: una crisi che non è solo del neorealismo, ma di un intero sistema, di un mercato che si sviluppa senza una minima traccia di programmazione, che non si fonda (ne si fonderà mai in seguito) su strutture industriali minimamente salde e capaci di una qualche lungimiranza. A partire da questa presa di coscienza di uno stato di crisi, si svilupperanno gli assunti teorici che saranno alla base di Bellissima.
Mentre Visconti si batte per realizzare il suo terzo lungometraggio, gli capita una piccola occasione che sfrutta alla grande. È l’offerta di "Documento mensile", un cinegiornale periodico che vuole offrire agli spettatori una breve collana di episodi di cronaca e/o di costume rivisitati o ricostruiti da alcuni grandi nomi della cultura.  Visconti accetta l’invito e propone un sopralluogo nella periferia romana, a Primavalle, dove una bimba, la piccola Annarella Bracci è stata uccisa e violentata da un mostro, commuovendo l’opinione pubblica. Nasce così Appunti su un fatto di cronaca (1951), un cortometraggio di pochi minuti, dove il regista non mostra nulla della bimba crudelmente strappata alla vita, se non i prati deserti, i casamenti desolati, le mura scrostate e i cortili semideserti che Annarella può aver visto o percorso nella sua brevissima esistenza. Il film è breve, asciutto, intenso: uno dei più bei brani lirici del cinema di Visconti. Appena realizzato venne bocciato da una commissione ministeriale dell’epoca e sparì dalla circolazione, prima di essere ritrovato in tempi piuttosto recenti.

Tratto da LUCHINO VISCONTI di Marco Vincenzo Valerio
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