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Il saggio di lingua etrusca 1789 di Lanzi e Borgia


Proprio dalla frequentazione con Borgia nacque l’idea di uno studio comparato delle arti e della lingua etrusca, stampato nel 1789 con dedica al granduca di toscana Pietro Leopoldo (che lo aveva voluto a Firenze in seguito la soppressione dell’ordine dei gesuiti e grazie alla mediazione di Angelo Fabroni, dove assunse, a partire dal 1775, la carica di vicedirettore della regia Galleria degli Uffizi, in aiuto al direttore Giuseppe Pelli Bencivenni). Il saggio di lingua etrusca è costituito da due parti, scritte in tempi diversi e rispondenti a diverse sollecitazioni e finalità. La prima “le notizie preliminari sulla scultura antica”, scritte in contemporanea con la descrizione della Real Galleria a ridosso del riordinamento degli Uffizi nel 1782, sono concepite come una sorta di manuale divulgativo sui principi di lettura stilistica e storica della scultura antica e intendevano essere una guida visiva della parte antica del museo fiorentino. La parte del Saggio invece era dedicata all’etruscomania (come Lanzi stesso la definì), cioè un’indagine sulle lingue antiche d’Italia condotta secondo criteri filologici ed epigrafici. A partire da una ricca raccolta di epigrafi provenienti dalla collezione Borgia, Lanzi provò a ricostruire l’alfabeto, la grammatica e la storia della lingua etrusca, non di origine orientale (come gli studi del Guarnacci sostenevano), ma era un’origine da ricercare nell’incontro tra greco e latino; la stretta correlazione tra civiltà etrusche e greca fu individuata sia in campo linguistico che artistico, stilistico e iconografico e per la sua dimostrazione utilizzò un metodo comparativo e storico che lo spinse ad indagare anche le altre lingue italiche. Se per la lingua etrusca era dimostrabile un’origine greca, anche la produzione figurativa, lo stile e la mitologia dovevano derivare da fonti greche. Gli studi sulle lingue si dimostravano essere assolutamente complementari a quelli sulle arti. Il metodo delineato da Lanzi è chiarissimo: la storia deve offrire una solida base di partenza, poi dove termina la storia dei popoli comincia l’esame della lingua e dal confronto parallelo delle lingue e delle arti si possono ricostruire i tasselli del puzzle del divenire delle civiltà.

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