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Interventi sul menisco


Una volta che è stata riconosciuta la lesione meniscale questa oggi viene sempre trattata in artroscopia che non è solo una metodica diagnostica che ci consente di avere la certezza della presenza di una lesione ma con essa abbiamo la possibilità di intervenire sul menisco.
Le possibilità di intervento in linea generale sono 2:

-MENISCETTOMIA, cioè l’asportazione totale del menisco. In passato non si dava grande importanza alla funzione del menisco per cui, dal punto di vista della tecnica chirurgica, la cosa più facile era quella di arrivare sul menisco (non si faceva neanche una artroscopia ma un’artotomia, cioè si apriva tutto il ginocchio) ed eseguire un intervento di meniscettomia totale risolvendo di fatto il problema, anche perché il ginocchio continua a funzionare anche senza il menisco quindi nell’immediato il soggetto si riprendeva subito e bene però la conseguenza è che dato che il menisco ha una funzione stabilizzante a livello del ginocchio è chiaro che dopo 20-30 anni in seguito a questa situazione di instabilità viene ad essere altamente danneggiato dall’artrosi (si assiste a una vera e propria fusione tra il condilo femorale e il piatto tibiale). Grazie all’avvento dell’artroscopia che consente di lavorare in maniera più fine a livello del ginocchio si è passati alla meniscettomia selettiva o parziale, cioè si asporta solo la quota di menisco danneggiato lasciando la restante parte che continua a funzionare come ammortizzatore e viene ad impedire per quanto possibile i fenomeni di instabilità dell’articolazione.

-SUTURA MENISCALE, (fu eseguita per la prima volta da Ikanchi, nel 1969) prima tutti menischi venivano portati via con la meniscettomia parziale o totale perché si riteneva che la fibro-cartilagine non essendo vascolarizzata non avesse possibilità di cicatrizzare, oggi invece è stato dimostrato che a livello della porzione più esterna del menisco la cosiddetta zona rosso-rosso esiste la vascolarizzazione, per cui nell’eventualità di lesione in questa zona è possibile attuare la sutura meniscale, cioè dare dei veri e propri punti sempre per via artroscopia. Una seconda condizione essenziale perché si possa effettuare una sutura meniscale è che il soggetto deve essere giovane, perché se è un soggetto anziano che può andare in contro a fenomeni di aterosclerosi, è chiaro che quei vasi che sono dell’ordine di pochissimi micron saranno obliterati e quindi ci troviamo di fronte ad una situazione che non può mai arrivare alla cicatrizzazione(quindi i soggetti devono essere giovani e con lesione in zona rosso-rosso).
Esiste una grande differenza tra gli interventi di meniscettomia e quelli di sutura legata ai tempi di recupero, infatti in una lesione meniscale i tempi di recupero normalmente sono compresi tra 20-40 gg (20 soprattutto per il menisco mediale e un po’ di più per quello esterno) i tempi di recupero per una sutura meniscale sono molto più lunghi nell’ordine di 3-4 mesi perché bisogna aspettare che faccia la cicatrice, ciò significa che in ambito sportivo poca gente è disposta sottoporsi a una struttura meniscale, preferendo la meniscettomia nonostante il soggetto sportivo sia meglio indicato per un’intervento di sutura perché è giovane, subisce notevoli sollecitazioni funzionali ed è un soggetto che dovrebbe avere ancor di più l’integrità della struttura meniscale per evitare che poi dp 20-30-40 anni vada in contro a gravi fenomeni di artrosi. Quelli che vanno incontro a sutura meniscale sono dei soggetti che invece hanno delle lesioni associate, cioè lesioni del menisco e dei legamenti crociati il cui tempo di recupero è particolarmente lungo (da 4 a 6 mesi), per cui conviene che a quel punto venga suturato, mentre la lesione del menisco solo,puro va quasi sempre incontro a meniscettomia.

Altre due modalità di trattamento delle lesioni meniscali :
-TRAPIANTO MENISCALE (il primo trapianto fu eseguito da Milachowski), però il problema è che sono strutture che provengono da un cadavere e che possono esporre a rischi infettivi (da epatite ad AIDS), quindi viene eseguito in situazioni estreme, dove vi è un’alta richiesta funzionale, ad es deve essere uno sportivo di alto livello e contemporaneamente deve avere menischi completamente distrutti. La metodica consiste nell’asportare il menisco, viene ripulita la zona e viene suturato il menisco proveniente dal cadavere alla porzione capsulare che non viene asportata ma rimane proprio per permetterne l’ancoraggio e consentire la sutura. (Essi si suddividono in: freschi,liofilizzati,criopreservati,congelati).
- IMPIANTI MENISCALI DI COLLAGENE, gli SCHAFFOLD, anch’esso utilizzato per situazioni di carattere estremo, quando siamo costretti ad asportare tutto il menisco, e sono matrici di collagene, quindi una struttura assolutamente biologica che può essere costruita in laboratorio, che ha la stessa forma del menisco e servirebbe come base di impianto per i fibrociti che quindi poi dovrebbero differenziarsi così come le cellule meniscali, ma in realtà questa differenziazione in fibrocartilagine non si può avere e di solito si ha un deposito di un certo tessuto fibroso, a livello di questi scheffold, che non ha le caratteristiche vere e proprie di un menisco ma tutto sommato è sempre un cuscinetto che ammortizza la situazione a livello del ginocchio (il passo successivo è quello delle cellule staminali ,che  potrebbero differenziarsi effettivamente in tessuto fibrocartilagineo, che però crea grossi problemi perché non ha la possibilità di essere rigenerato e oggi l’’unica possibilità di potere risolvere questo tipo di danno sembra proprio essere legata a questo tipo di cellule staminali con il problemadi doverle differenziare poi in condrociti e non sempre questo può avvenire perché è ancora in fase sperimentale).

Tratto da MALATTIE DELL'APPARATO LOCOMOTORE di Irene Mottareale
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