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Concetto di devianza


Per la maggior parte degli studiosi del fenomeno, la devianza consiste nella violazione delle regole dettate dai costumi o dalle altre norme sociali, condivise e riconosciute nell’ambito di un sistema sociale. Nella sua accezione più ampia, quindi, la devianza è riferita a qualsiasi comportamento che non si conformi alle aspettative ed alle norme vigenti in una data società.
Secondo alcuni sociologi, la devianza non può essere determinata dalla semplice obiettiva infrazione di una norma, ma va considerata in senso più ristretto, dal momento che in tutte le società esistono limiti più o meno ampi di tollerabilità. Così per questi autori si può parlare di devianza solamente quando, per la violazione della norma, interviene un’etichettatura del comportamento “diverso”. Questa stigmatizzazione del comportamento avviene quando il gruppo o la società avvertono nella violazione, a torto o a ragione, una minaccia alla funzionalità e alla stabilità del sistema. Mentre il controllo sociale è un processo volto ad assicurare il consenso degli attori sociali alle norme e a mantenere il sistema di legittimazione di una data società; la devianza, intesa in senso stretto, si presenta come un comportamento non conforme ai modelli e alle aspettative istituzionalizzate e come violazione e tentativo di forzare il controllo sociale.

Relatività della devianza.
La devianza è certamente un concetto relativo, che varia da società a società e da epoca a epoca, come pure mutevoli sono i processi di controllo sociale che propongono o impongono un’aspettativa secondo le norme sociali vigenti. Differenti culture hanno diverse norme e valori; di conseguenza quel che è considerato normale o deviante varia da una società all’altra.

Teorie della devianza.
Per quanto riguarda la spiegazione delle cause della devianza, molti sociologi pensano che alcune teorie siano inconciliabili e si rifanno a una sola di esse; altri pensano che i fenomeni devianti possano essere adeguatamente interpretati con l’aiuto di tutte le varie teorie e la loro integrazione.

La scuola Criminologia italiana.
(esponenti: Lombroso, Ferri e Garofalo). Questa scuola mette l’accento sui fattori ereditari come cause determinanti dei comportamenti devianti. (teoria che ha sollevato numerose critiche);

La scuola psicanalitica.
Si rifà alla distinzione dell’Id, dell’Ego, e del Superego (la coscienza). L’Id fa riferimento agli istinti degli individui, mentre l’Ego e il Superego fungono da controllo delle componenti istintuali. Quando queste non sono adeguatamente controllate dall’Ego e dal Superego si determina il comportamento deviante. (questa teoria prende in considerazione i problemi psicologici dell’individuo deviante, ma non spiega sufficientemente il fenomeno della devianza).

La teoria del controllo sociale.
Questa teoria si basa su una concezione pessimistica della natura umana, considerata moralmente fragile, debole, facile alle tentazioni. La teoria cerca di spiegare la conformità e non la devianza, cioè non perché alcune persone commettono reati, ma perché la maggior parte non li commette. La risposta è: perché sono frenate dai controlli sociali. Questi sono di vario tipo: esterni (cioè le varie forme di sorveglianza, le minacce e le sanzioni), interni diretti (imbarazzo, senso di colpa), interni indiretti (l’attaccamento emotivo provato per gli altri e il desiderio di non perdere la loro stima e il loro affetto). Ad es, una persona compie reati quando il legame che lo lega alla società si spezza o è debole.

Smith, Ricardo, Marx. allargano il campo di analisi del fenomeno della devianza, accentrando la loro attenzione sulla struttura produttiva capitalistica. Secondo Marx, i comportamenti devianti trovano origine nella miseria, causata secondo Marx dalla struttura produttiva della società.

Tratto da MANUALE DI SOCIOLOGIA di Alessia Chiovaro
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