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La diagnosi in età infantile - Evoluzione dei sistemi diagnostici

La diagnosi in età infantile -  Evoluzione dei sistemi diagnostici


Solo a partire dagli anni '50 si è cercato di costruire un sistema diagnostico condiviso, basato sull'esperienza e sulle osservazioni cliniche in modo sistematico.
In questo campo, si parla di “sindromi psicopatologiche”: raggruppamento di segni e sintomi, basato sulla frequente co-occorrenza, che può far supporre una patogenesi sottostante, un decorso, un quadro familiare ed una scelta del trattamento comuni. Segni: manifestazioni oggettive, osservabili e riconoscibili da un osservatore esterno. Sintomi: manifestazioni soggettive, avvertite e vissute direttamente dalla persona interessata.
Il DSM I e II presentavano limiti evidenti: ogni quadro clinico veniva definito in termini piuttosto generali, senza specificare, in termini operazionali, quali siano i criteri da utilizzare per giungere ad una diagnosi. Presentavano una bassa attendibilità, e quindi bassi livelli di concordanza fra clinici diversi rispetto allo stesso quadro clinico. Inoltre il decorso clinico non può essere previsto in maniera puntuale.
Gli studi di attendibilità diagnostica del DSM III hanno invece dimostrato un notevole miglioramento dell'attendibilità rispetto ai sistemi precedenti. Tuttavia anch'esso presentava dei limiti: molti disturbi di personalità, pur essendo clinicamente rilevanti, non soddisfano i criteri del DSM, per cui ci si trova di fronte al fenomeno della falsa negatività: le maglie del sistema diagnostico sono troppo larghe.
Il DSM IV costituisce la classificazione più recente basata su un sistema diagnostico multiassiale: per la valutazione tiene conto di vari assi, ciascuno rivolto ad uno specifico campo di informazione. (asse I: disturbi e sindromi cliniche; asse II: disturbi di personalità e ritardo mentale; asse III: condizioni mediche generali; asse IV: problemi psicosociali e ambientali; asse V: valutazione globale del funzionamento). Le diagnosi sono di tipo categoriale.
Una critica importante al DSM IV riguarda la diagnosi di disturbo di personalità prima dei 18 anni: esso mantiene una concezione tradizionale, ignorando quanto è emerso negli ultimi anni nel campo della Infant research e della Developmental psychopatology, e cioè che, fin dai primi anni di vita dell'individuo, vi è una complessa strutturazione del funzionamento mentale e l'attivazione e modulazione dei sistemi motivazionali di base. Già al termine del primo anno di vita, il bambino raggiunge alcune capacità di regolare le proprie emozioni secondo una specifica e personale configurazione emotiva, e di stabilire legami di attaccamento stabili con le figure significative che rimarranno fondamentalmente stabili nel corso dell'infanzia e dell'adolescenza. Pertanto il DSM IV appare particolarmente inadeguato durante il periodo dello sviluppo infantile e adolescenziale.

Tratto da MANUALE DI PSICOPATOLOGIA DELL’INFANZIA di Salvatore D'angelo
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