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Passioni cristallizzate


L'imprevedibilità delle passioni, la loro funzione destabilizzante hanno indotto i detentori degli ordini morali, sociali e religiosi a ridurle a vizio. Uguale sorte subirono le virtù, anch’esse passioni, moti dell'animo, desideri, seppur meno rumorose e quasi evanescenti.
Le passioni viziose vivono di talune prerogative che infastidiscono gli animi in cerca di chiarezza, spartite sovente con alcune passioni discrete che divengono rassicuranti mete una volta imbellettate di virtù. È la giovinezza a pronunciare con maggior gioia la parola passione, per indicare vizi e virtù. Le rinunce necessarie della maturità riducono invece le passioni a oggetto di un bilancio in cui si soppesa il vizio, per autoassolversi a posteriori di uno o più peccati che resero ridente l'età più bella. I vizi da millenni si tenta di definirli, di attribuirne alle forze del male la paternità, per il trionfo di quelle del bene.
L’inquietudine che scorre in ciò che chiamiamo vizio non differisce di molto da quella che i virtuosi, già biblici, avevano provato nel cercare di salire l’impervia strada di ritorno al paradiso perduto o, almeno, nel raggiungere la terra promessa. Ci sono stati vizi, duramente puniti, attribuiti ai ribelli del pensiero, agli scienziati, agli artisti soprattutto maschi: detti di orgoglio, presunzione, violazione dei canoni, lesa autorità religiosa o civile. La storia dei vizi, poi riabilitati a virtù della scienza e della ricerca, non va dunque dimenticata.

Tratto da NUOVE VIRTÙ di Anna Bosetti
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