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Cause alimentari di malattia


Tra le cause estrinseche di malattia, ci sono le cause alimentari. La dieta può essere carente, troppo ricca oppure sbilanciata. Nelle diete carenziali l’apporto nutritivo insufficiente può essere totale (digiuno), parziale (ipoalimentazione protratta) o settoriale (squilibri dietetici).
Digiuno. Esso dura al massimo 40 giorni garantendo l’apporto idrico. Il metabolismo glucidico risente per primo del mancato apporto alimentare: esaurite dopo poche ore le scorte di glicogeno epatiche, l’ipoglicemia aziona la gluconeogenesi (ovvero la sintesi di glucosio a partire da precursori non glucidici come gli amminoacidi della massa muscolare – atrofia da inanizione) che parte dall’OAA sottratto al ciclo di Krebs (che sarà rifornito dagli amminoacidi glucogenici). Gli acidi grassi sono trasformati dal fegato in corpi che tonici: l’acetoacetato viene utilizzato al posto del glucosio. Durante il digiuno il metabolismo tende al massimo risparmio e una volta sconfitta la denutrizione, bisogna affrontare il problema della rialimentazione poiché l’individuo che affamato si ciba subito di grandi quantità presenta un intestino non più abituato con mucose danneggiate e pertanto può andare incontro alla morte. Anche nel diabete di tipo I la mancanza di insulina innesca gli stessi meccanismi (l’insulina è molto bassa anche nel digiunante). I diabetici scompensati, inoltre, presentano glucosio nelle urine e producono eccessivamente corpi che tonici che vanno nel sangue e ne abbassano il pH (acidosi). Infine, in caso di carenza di proteine o di cirrosi il fegato produce meno albumina e lo stato di ipoalbuminemia diminuisce la pressione oncotica del plasma (= pressione osmotica esercitata dalle proteine circolanti nel plasma) facendo uscire liquido dai vasi e causando l’edèma, che nei bambini si sviluppa a livello del peritoneo (ascite).

Tratto da PATOLOGIA GENERALE E SPECIFICA di Lucrezia Modesto
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