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Cambiamento vs mobilità sociale


T. dice che la mobilità riguarda il fatto che le persone possono cambiare gruppo (non è così semplice: nei malavoglia ‘Ntoni non voleva fare più quella vita ma fece una brutta fine. Un tempo chi apparteneva in una classe sociale restava in quella pena il diventare outgroup). Oggi è sostanzialmente garantita ma non troppo. Nella mobilità realmente si cambiava di status in ogni caso passare da una condizione non soddisfacente ad una che lo è (comprende anche la possibilità di cambiare partner, cosa che prima non era semplice).
C’è un problema sia di percezione soggettiva ma anche di contesto che spinge o no verso una certa direzione. Oggi il contesto spinge verso la mobilità e il cambiamento ma non è detto che esso si verifichi.
“Cosa penserà la gente se faccio questo?
Quando parliamo di mobilità parliamo di cambiamento del singolo. Il cambiamento invece è quello di un intero gruppo. Sul piano macro cambiamento sta per rivoluzione mobilità sta per riformismo. Sul piano micro è più facile ottenere cambiamenti lavorando con i gruppi che non con i singoli.
Con il singolo fai la predica, con il gruppo ci vuole competenza nel conoscerne le dinamiche. Ma mentre con il singolo non si ottiene nulle con il gruppo è più facile. Questo Lewin (levin) lo ha applicato prima ancora di tajfel nelle famose ricerche condotte negli stati untiti mirate a convincere le massaie a cambiare tipo di cibo. Se cambio da solo è un problema (cosa penseranno gli altri?rischio di perdere la faccia con il gruppo) se cambiamo insieme il discorso cambia (mal/ben comune mezzo gaudio).Non si tratta di insegnare(apprendere la matematica) ma di permettere di riflettere sui propri comportamenti.
Il ragazzo che non va a scuola lo fa perché non “ne mangia” o perché non vuole costruire un immagine di sé di colui che non capisce niente? I ragazzi che non vanno a scuola strutturano sistemi di valori diversi (“a scuola ci vanno i rammolliti”). E’ importante il lavoro con il gruppo di riferimento, facendosi accettare e non ponendosi come “salvatori”(non è detto che tutti vogliano essere salvati, a nessuno piace essere giudicati). Altra cosa è acquisire il ruolo di chi aiuta a riflettere  su se stessi(non imporre ideologia o cambiamenti), facendosi prima accettare: i cambiamenti in tal caso sono reali e c’è più possibilità che siano duraturi rispetto all’intervento con il singolo(tranne che si tratti di un singolo isolato). La preoccupazione del singolo è non essere accettato dal gruppo, di fare il traditore!
Nei gruppi c’è sempre la leadership tranne che nei gruppi psicologici.
Cambiare un gruppo significa cambiare identità. Attaccare l’identità significa ferire il soggetto (James). Spesso i peggiori leghisti sono persone che hanno radici meridionali e che si sono integrate nel sistema.

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