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Torquato Tasso (1544-1595)

Vita:


1544 Nacque a Sorrento e trascorse l’infanzia nel Regno di Napoli. Appena adolescente, seguì il padre esule presso le corti di Ravenna, Pesaro e Urbino. Giunto a Padova
Nel 1560 Tasso si volse allo studio della letteratura e della filosofia.
Nel 1565 iniziò la carriera di cortigiano: fu al servizio del cardinale Luigi d’Este, quindi del fratello Alfonso II, duca di Ferrara. Le sue instabili condizioni mentali costrinsero il duca a consegnare il poeta al convento ferrarese di San Francesco, dal quale però egli fuggì raggiungendo la sorella a Sorrento. Dopo diverse peregrinazioni per le corti italiane, tornò a Ferrara nel 1579 ma diede improvvisamente in escandescenze e fu rinchiuso nell’Ospedale di Sant’Anna.
1579-1586 Il doloroso periodo di carcerazione durò sette anni e fu caratterizzato da un continuo alternarsi di periodi di lucidità e follia.
Di lì a poco riprese il suo inquieto peregrinare, ospite di conventi e di munifiche case private in giro per l’Italia.
Morì a Roma nel 1595


Opere giovanili:


Le prime prove poetiche che ci sono pervenute risalgono alla stagione veneziano-padovana quando abbozzò Il Gierusalemme, poema al tempo stesso religioso, eroico e politico che rimase però interrotto ma che col suo nucleo narrativo costituisce la base per la successiva Gerusalemme liberata.
Tasso inoltre compose in dieci mesi Il Rinaldo (1562), un poema cavalleresco in dodici canti in ottave nel quale il poeta già mostra la sua volontà di voler conciliare le tesi dei classicisti e dei modernisti, cioè la fedeltà ai precetti della Poetica di Aristotele e la ricerca del diletto dei lettori.
L’impronta della scuola aristotelica padovana è presente anche nei contemporanei Discorsi dell’arte poetica (scritti probabilmente tra il 1561-1562 ma pubblicati solo nel 1587), una sorta di privata riflessione sulla Poetica di Aristotele e sul proprio esercizio poetico. L’operetta è divisa in tre libri, rispettivamente dedicati alla materia (materia storica), alla forma (“unità nella varietà”) e all’ornamento (stile sublime) più confacenti al poema eroico.
Risalgono al periodo giovanile anche molte rime. La lirica tassiana si presenta come un originalissimo punto d’incontro delle varie tendenze del petrarchismo cinquecentesco. Accanto a Petrarca e a Bembo, i modelli del giovanissimo poeta si rintracciano nella tradizione elegiaca e idillica classica e negli stilnovisti. La poesia è intesa da Tasso come introspezione e, a un tempo, elegante omaggio cortigiano. Solo tre edizioni delle Rime furono sorvegliate dal poeta: la prima è del 1567, mentre le successive furono pubblicate nel 1591 e nel 1593.


Opere della maturità:


L’Aminta

Datazione: composta nella primavera del 1573 e più volte rappresentata prima della sua pubblicazione nel 1580
Genere: dramma pastorale
Temi: la trama narra dell’amore del timido pastore Aminta per la ritrosa Silvia. Durante una partita di caccia si diffonde la notizia della morte di Silvia, divorata dai lupi e Aminta, disperato, si getta da un dirupo, sviene ed è a sua volta ritenuto morto. Accorre Silvia che, impietosita, bacia l’amante esanime facendolo rinvenire. Trionfa allora, con il lieto fine, l’amore.
Stile: metrica costituita da madrigali, brevi componimenti in endecasillabi, settenari e quinari variamente rimati e assonanzati agilissimi e altamente musicali.
Modelli: i poeti idillici ed elegiaci classici mentre il linguaggio è per lo più petrarchesco.


La Gerusalemme liberata

Datazione: viene iniziato tra il 1564 e il 1565 e compiuto nel 1575
Genere: poema epico (rende conto della storia e segue l’unità di azione aristotelica)
Struttura: 20 canti strutturati in ottave
Temi: ha per soggetto la conquista di Gerusalemme del 1096-99 da parte dei crociati guidati da Goffredo di Buglione.

Trama:

Nella Gerusalemme liberata si narra la nomina di Goffredo di Buglione a generale dell’esercito crociato, da sei anni in Oriente (canto I).
Mentre il re saraceno di Gerusalemme si prepara all’assedio cacciando i cristiani dalla città (canti I-II), il re d’Egitto, suo alleato, cerca invano di dissuadere i cristiani dall’azione (canto III).
Intanto Plutone, per opporsi alla pia impresa, raduna i demoni in un consiglio cui interviene anche la maga Armida, che con le sue arti tenta di irretire i principi cristiani (canti IV-V).
In seguito al duello tra Argante e Tancredi, l’innamorata Erminia lascia travestita la città alla volta del campo cristiano: sorpresa, è costretta alla fuga e ripara fra i pastori, mentre Tancredi è fatto prigioniero da Armida (canti VI-VII).
Sedizioni e combattimenti, ispirati dalle forze infernali, agitano l’esercito cristiano (canti VIII-X) che prepara l’assalto di Gerusalemme (canto XI).
Clorinda tenta di frenare l’offensiva cristiana, ma è uccisa in duello da Tancredi (canto XII).
Mentre il mago Ismeno popola di incantesimi la selva di Saron per impedire che i cristiani vi raccolgano la legna necessaria alla ricostruzione delle macchine belliche (canto XIII), i crociati ricorrono al vecchio di Ascalona che indica loro come liberare Rinaldo dalla prigione di Armida (canti XIV-XVI).
Nel frattempo, a Gaza si raccoglie l’esercito del re d’Egitto (canto XVII) e Goffredo sferra un secondo attacco alla città (canto XVIII).
Vafrino, scudiero di Tancredi, trova a Gaza Erminia che gli rivela l’esistenza di una congiura ai danni di Goffredo. A Gerusalemme confessa infine il suo amore a Tancredi, ferito nel duello che è costato la vita ad Argante (canto XIX).
Dopo un’aspra battaglia, Gerusalemme cade in mano cristiana. Il poema si chiude con l’adorazione del Santo Sepolcro (canto XX). 

Elaborazione: il testo che leggiamo con il titolo di Gerusalemme liberata non fu mai approvato dal poeta, per diciotto anni intento a correggerlo incessantemente, ma è il risultato del sopruso degli editori: a due prime edizioni parziali seguirono, nel 1581, ben quattro edizioni simultanee del poema.
Soltanto nel 1593, con il titolo mutato di Gierusalemme conquistata venne pubblicata l’unica redazione riconosciuta dall’autore. Essa però è un nuovo libro rispetto al Goffredo (o Gerusalemme liberata), certamente più rispondente all’ortodossia religiosa controriformista e portato da venti a ventiquattro canti.
Stile: Tasso accorda l’utile al dilettevole, cioè il principio aristotelico della “verosimiglianza” con la “piacevolezza” dei romanzi cavallereschi, il tutto espresso in uno stile “magnifico” e con un lessico raffinato come già teorizzato nei giovanili Discorsi dell’arte poetica.
La narrazione della Gerusalemme sembra non seguire uno schema lineare ma piuttosto sembra procedere per continue opposizioni e antitesi (narrazione “bifronte”): il motivo di base è il contrasto tra cristiani e pagani per la riconquista della Città santa, sul quale si innestano altre opposizioni (Cielo e Inferno, città e selva, ragione e passione, eroismo e erotismo, ecc.). Si tratta di un’opera tanto modernamente dominata dall’interiorità, dall’affacciarsi di una nuova dimensione psicologica nella descrizione dei personaggi.
Modelli: i modelli epici più prossimi sono indicati da Tasso nei poemi omerici, letti in traduzione latina, nell’Eneide di Virgilio ma anche nel più moderno Orlando Furioso di Ariosto.


I Dialoghi


Datazione: composti e pubblicati tra il 1578 e il 1595
Genere: dialogico
Struttura: ventotto dialoghi filosofici, morali e letterari
Temi: prose di contenuto essenzialmente morale e filosofico e di destinazione cortigiana. L’importanza dei Dialoghi risiede nel fatto che spesso compendiano in un discorso organico gli appunti e le sparse notazioni delle lettere. Altri, viceversa, rappresentano un primo filtro delle letture tassiane o anticipano una successiva trattazione.
Stile: caratterizzati da un tessuto oratorio elevato, fitto di citazioni e di massime erudite


Le Sette giornate del mondo creato (Il Mondo creato)


Datazione: è l’ultima opera del Tasso, composta fra il 1592 e il 1594 e dedicata al Cardinale Cinzio Aldobrandini, suo ultimo “mecenate”.
Genere: poema sacro in endecasillabi sciolti
Temi: tratta della creazione del mondo e dei fenomeni della Natura visti nell’ottica dell’ordine provvidenziale.

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