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Francesco Petrarca (1304-1374)

Vita:


20 luglio 1304 Francesco Petrarca nacque ad Arezzo da Eletta Canigiani e da ser Pietro, detto Petracco. Il padre era stato bandito da Firenze come guelfo bianco.
L’esilio portò la famiglia, dopo Arezzo, a Pisa (1311) e infine Avignone (1312).
Fu indirizzato dal padre alla professione giuridica e frequentò l’Università di Montpellier e successivamente quella di Bologna.
La necessità di provvedere alla propria sistemazione economica lo indusse ad intraprendere la carriera ecclesiastica.
Nel 1337 rientrò in Provenza e maturò la decisione di impegnarsi a fondo nel lavoro letterario ritirandosi in solitudine fuori della città, a Valchiusa. (Vaucluse).
Nel 1341 a Roma venne consacrato con una cerimonia ufficiale “grande poeta e storico” in Campidoglio.
Di ritorno ad Avignone strinse amicizia con Cola di Rienzo, di cui avrebbe sostenuto di lì a qualche anno il tentativo insurrezionale.
Tra il 1342 e il 1343 Petrarca fu colpito da una profonda crisi spirituale, soprattutto per a causa dell’inaspettata monacazione del fratello Gherardo.
Il 1348 è l’anno della peste, che causerà la morte di alcuni dei suoi amici più cari e di Laura.
Dopo aver trascorso per qualche tempo presso la corte dei Visconti a Milano,  Petrarca si trasferirà definitivamente nel territorio della Repubblica di Venezia, ad Arquà dove morirà nel 1374.

Caratteristiche del suo temperamento:
•    Cosmopolitismo
•    Professione intellettuale come missione civile ( arbitro tra le parti e consigliere di principi)
•    Ricerca nelle sue opere della perfezione formale
•    “Umanesimo” come rivalutazione dell’uomo e della sua dignità intellettuale (che l’antichità pagana aveva esaltato e il cristianesimo medievale, al contrario, aveva mortificato subordinando l’umano al trascendente) ma sempre nell’ambito di un tentativo di conciliazione tra saggezza pagana e spiritualità cristiana.


Opere:


Il Canzoniere


Datazione: Petrarca lo andò costituendo nel corso di un quarantennio (1335-74)
Genere: raccolta di liriche
Struttura: chiamato anche “Rerum vulgarium fragmenta” (frammenti di cose volgari), è una raccolta di rime volgari (365 = come il numero dei giorni dell’anno + 1 proemio generale) nate autonomamente in margine a occasioni diverse.
Temi: la principale tematica trattata al suo interno è la vicenda del suo amore non corrisposto per Laura. L’opera infatti può essere suddivisa in due parti: le rime in vita e le rime in morte di Laura anche se la suddivisione risulta piuttosto flessibile.
•    Passione amorosa come simbolo dell’inquietudine esistenziale di ogni uomo.
Laura non incarna più la figura di donna-angelo degli stilnovisti, di intermediaria tra l’uomo e Dio, bensì è una creatura terrena più vicina alla realtà dei contrasti affettivi che tormentano i cuori degli uomini.
La figura di Laura è come trasfigurata, sublimata dal filtro del ricordo e a ben guardare l’oggetto reale del libro è proprio l’”io” del poeta con i suoi dissidi, primo fra tutti il contrasto fra l’aspirazione al divino e l’attaccamento agli affetti umani.
•    La letteratura come mezzo che permette al poeta di attenuare il suo dolore

Elaborazione: Petrarca compì un incessante lavoro di rifinitura sul testo (si contano ben nove “forme” diversamente riviste dal punto di vista della struttura), mirato sia a esercitare un rigoroso controllo sul lessico e sulla struttura ritmico-fonico-sintattica, sia a dotare il libro di una meditata disposizione interna delle singole parole.
Stile: il Canzoniere presenta dunque un equilibrio interno che è insieme lessicale, stilistico e compositivo:
1.    lessico “attenuato”
2.    sintassi semplificata, distesa e ampia
3.    tono medio-alto, elegante “medietà”
Modelli: come influenze letterarie risente dell’esperienza della lirica provenzale e del trobar clus di Arnaut Daniel, si colgono inoltre suggestioni della poesia siculo-toscana di matrice guittoniana e, in misura maggiore, di quella stilnovistica e di Dante.


I Trionfi (Triumphi)


Datazione: avviati intorno al 1351-52, furono protratti fino all’anno della morte (1374) e lasciati incompiuti.
Genere: poema allegorico
Struttura: in quattro libri, in terzine
Temi: il lungo testo è articolato in sei successive visioni e in altrettante personificazioni allegoriche, cioè Amore, Pudicizia, Morte, Fama, Tempo, Eternità che si oppongono dialetticamente l’una all’altra secondo uno schema di contesa a due a due in base al quale, ogni volta, una delle due celebra il proprio trionfo sull’altra.
Stile: scritto in lingua volgare, massiccia presenza di riecheggiamenti e calchi danteschi.
Modelli: fra i modelli di riferimento per i Trionfi si colloca la Commedia di Dante che le fa da vero e proprio modello formale.


De viris illustribus


Datazione: iniziato nel 1338-39
Temi: consiste in una rassegna compilatoria di biografie di uomini illustri del mondo antico.


L’Africa


Datazione: iniziato nel 1338-39
Genere: poema epico
Struttura: verosimilmente, nelle intenzioni dell’autore, il numero dei libri dell’Africa avrebbe dovuto eguagliare il numero canonico di dodici, tipico dei poemi epici latini. Tuttavia il suo ambizioso progetto rimase incompiuto (a nove libri).
Temi: fu composto sull’esempio dell’Eneide virgiliana e diretto a celebrare, nella figura di Scipione l’Africano, la vittoria di Roma su Cartagine nella seconda guerra punica e insieme a fornire un rapido compendio di storia romana.
Stile: scritto in esametri latini
Modelli: se nell’impianto generale, nella struttura metrica e nello stile del poema la principale fonte d’ispirazione è Virgilio, per quanto riguarda i contenuti storici l’Africa deriva i materiali prima di tutto da Tito Livio (Ab urbe condita) ma anche da Ennio (Annales).


Rerum memorandarum libri


Datazione: scritti tra il 1343 e il 1345,
Genere: compilazione storica in prosa
Temi: episodi e aneddoti celebri, antichi e moderni, che si prestassero a fornire esempi delle quattro virtù cardinali.
Modelli: Valerio Massimo
 


Il Secretum (De secreto conflictu curarum mearum)


Datazione: fu composto nel 1347, di poco posteriore alla cosiddetta crisi spirituale (1342-43, che è però la data in cui si svolge l’azione raccontata nel libro).
Genere: dialogico
Struttura: suddiviso in tre libri
Temi: narra di un ipotetico dialogo che si svolge fra l’autore e Sant’Agostino alla presenza della Verità, muta garante, sulla condizione degli uomini e sulla loro perenne inquietudine esistenziale.
Agostino individua la radice del tormento che affligge Francesco nella sua mancanza di volontà (libro I); passa in rassegna i sette peccati capitali ravvisando le colpe maggiori di Petrarca nella superbia, nella lussuria e nell’accidia (libro II); esprime una severa condanna nei confronti dell’amore che il poeta prova per Laura e per la sua ricerca di gloria (libro III).
Stile: scritta in prosa latina, l’opera si presenta come un’ autobiografia spirituale che più che del dialogo si serve di un vero e proprio monologo interiore.


De vita solitaria


Datazione: iniziato nel 1346
Genere: trattato morale
Temi: Petrarca teorizza la solitudine come condizione necessaria dello spirito per raggiungere l’affrancamento dal mondo e dalle passioni e riscoprire la propria interiorità.


De otio religioso


Datazione: scritto nel 1347, in seguito alla prima visita fatta al fratello Gherardo dopo la moncazione.
Genere: trattato morale
Temi: l’accento viene posto più sulla constatazione della serenità derivante dalla vita religiosa che rifugge ogni bene terreno (vanità dei beni terreni che sarà anche il tema centrale della successiva raccolta De remediis utriusque fortunae).


Le Epistole


Datazione: a scriverle iniziò prestissimo (almeno dal 1325) poiché era anche attraverso la corrispondenza che poteva esercitare al meglio la sua funzione pubblica di letterato. E’ solo nel 1345 però che concepì l’idea di riunire e sistemare ordinatamente le proprie lettere in un’opera da destinare alla pubblicazione.
Genere: epistolare
Struttura: divise in raccolte
•    Familiari (dedicata all’amico fiammingo Ludovico di Kempen), iniziata nel 1349 e comprendente 350 lettere divise in ventiquattro libri, l’ultimo dei quali riservato alle lettere fittizie indirizzate ai “più illustri degli antichi”.
•    Senili (dedicate all’amico Francesco Nelli), che comprende 125 lettere, fu avviata nel 1361 e fu pubblicata postuma suddivisa in diciassette libri dopo i quali fu collocata l’epistola Posteritati.

A distinguere dalle Familiari le Senili non sono i contenuti (che spaziano dall’ambito politico alle prose polemiche alla riflessione filosofico-morale), bensì l’atmosfera più pacata e meditativa.
Da questo insieme rimasero escluse quelle epistole, riunite poi sotto l’unico titolo di
•    Sine nomine, nelle quali il poeta attaccava duramente la politica papale.
Infine in una quarta raccolta furono fatte confluire le cosiddette
•    Varie, cioè oltre 75 lettere rinvenute dopo la sua morte.

In una sezione a sé stante dell’epistolario Petrarca confinò le 66 Epistole metricae, scritte cioè in versi (esametri), ma sempre in latino, le quali risalivano nella quasi totalità agli anni giovanili.

Temi: si va dalla poesia delle piccole cose ai grandi temi esistenziali, all’introspezione psicologica e alle vicende autobiografiche.
Petrarca si serve delle epistole anche per adempiere alla sua funzione pubblica di letterato: viene così tracciato un autoritratto letterario, un profilo di maestro e di saggio, dispensatore di lezioni di vita agli amici e ai discepoli: si crea così un ideale cenacolo, del quale chiama a far parte anche gli antichi autori, con cui ama immaginare di colloquiare.
Stile: sono scritte in prosa latina. Registro solenne e oratorio. Necessità di svincolare il più possibile le lettere dall’occasione precisa per cui le aveva scritte per elevarle a riflessioni generali
Modelli: le epistole Ad familiaries di Cicerone ma soprattutto l’erudizione delle epistole filosofico-morali di Seneca.

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