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L'Europa occidentale: SME e CEE, François Mitterand e la fine del franchismo


Negli anni che seguirono la crisi petrolifera tutti i paesi della Cee furono duramente colpiti dal rincaro dei prezzi del petrolio. L’istituzione nel ’79 dello SME (sistema monetario europeo), ossia un sistema di cambi fissi tra le singole monete nazionali, non fu sufficiente a coordinare le politiche economiche dei paesi membri della comunità. L’Europa occidentale perse così terreno nei confronti di Stati Uniti e Giappone e la dipendenza militare dall’alleato americano si accentuò. Sul piano delle politiche interne la crisi della metà degli anni ’70 mise in difficoltà soprattutto le socialdemocrazie dell’europa settentrionale. Per due volte gli elettori confermarono Margaret Tatcher e la maggioranza ai conservatori. All’inizio degli anni ’80, mentre perdevano terreno nell’europa del nord, i partiti socialisti si affermavano largamente nell’area mediterranea. In Francia l’unione delle sinistre si impose nelle elezioni dell’81 portando alla presidenza il socialista Francois Mitterand. Partita fra grandi entusiasmi, l’esperienza delle sinistre finì col deludere le attese dei suoi sostenitori. La prima a cadere fra le superstiti dittature del vecchio continente fu quella portoghese. Il processo di democratizzazione seguì un processo inedito: furono i militari a realizzare, nella primavera del ’74, un colpo di stato. Il potere fu assunto da un gruppo di ufficiali di sinistra, ma dall’autunno del ’75 i militari vennero emarginati e il paese fu restituito a un normale regime parlamentare che vide da allora i socialisti alternarsi al potere coi gruppi moderati di centrodestra. Molto diversa fu la vicenda della Grecia. Nel ’67 i militari avevano attuato un colpo di stato e represso l’opposizione democratica. A porre fine alla dittatura dei colonnelli fu nel ’74 l’esito disastroso di un colpo di mano mirante a ottenere l’annessione alla Grecia dell’isola di Cipro. La Turchia reagì occupando una parte dell’isola. Travolti dall’insuccesso, i militari dovettero lasciare il potere ai partiti democratici di Constantine Karamanlis e il partito socialista di Andrea Spapandreu da allora si alternarono al governo. Un ruolo importante fu svolto dalla monarchia in Spagna. Il re Juan Carlos di Borbone insediato nel ’75, seppe pilotare con abilità il passaggio alla democrazia di un paese che fin dagli anni ’60 aveva conosciuto un rapido sviluppo economico. Il re chiamò alla guida del governo Adolfo Suarez e fece approvare nel referendum del ’78 una costituzione democratica. Nonostante l’intensificarsi delle operazioni terroristiche dei separatisti baschi, la democrazia spagnola si consolidò rapidamente. Tutti questi ritorni alla democrazia consentirono un’ulteriore allargamento della CEE.

Tratto da PICCOLO BIGNAMI DI STORIA CONTEMPORANEA di Marco Cappuccini
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