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Economia del turismo e il modello di Keynes

Una variazione della spesa turistica può incidere sul reddito di una determinata regione turistica. In che senso? Quando abbiamo iniziato a trattare del moltiplicatore Keynesiano, avevamo visto che, considerato un sistema economico, ipotizzando che non c’è nessuno scambio con l’estero, quindi assenza di importazioni ed esportazioni, esterno a questo sistema economico è possibile individuare un operatore che è rappresentato sostanzialmente dal flusso turistico, quindi flusso turistico che può partire sia da una regione esterna a quella di destinazione ma interna ad una stessa destinazione oppure ad una nazione completamente differente, quindi i soggetti che provengono da località diverse dalla regione di destinazione affluiscono all’interno del sistema economico. Allo stesso modo i residenti di questo sistema economico racchiuso in questo rettangolo, che è rappresentato dalla destinazione turistica, possono spostarsi ed effettuare quindi un trasferimento di tipo turistico in una località esterna, quindi possiamo avere due tipi di turismo : un flusso di turismo incoming che dall’esterno della destinazione turistica, quindi da una località che è interna alla stessa nazione o di un’ altra nazione, entra nella regione di destinazione oggetto di analisi oppure soggetti residenti in questa località considerata e che  si muovono per motivi turistici in una destinazione differente esterna alla propria regione. Cosa succede quando dei turisti entrano nel sistema economico? I turisti entrando nel sistema economico, che nel caso considerato è la regione di destinazione, apportano reddito sotto forma di spesa turistica, cioè nel momento in cui i turisti entrano in una determinata regione turistica effettuano delle spese che si consumano, quindi acquistano beni di consumo. Che cosa succede a seguito dell’acquisto di questi beni? Chiaramente incrementando la domanda, si genera una variazione nella produzione dei beni e quindi del reddito della regione considerata. Nel momento in cui all’interno di questa regione il reddito viene incrementato, a seguito della componente spesa turistica, succede che i residenti hanno a loro disposizione un maggior reddito per poter effettuare consumi e quindi acquisti di beni di consumo, quindi l’effetto sul livello del reddito della destinazione è duplice, si genera una variazione del reddito della destinazione determinato  da una variazione della spesa turistica e inoltre a seguito dell’aumento del reddito all’interno della destinazione turistica i residenti stessi della destinazione possono effettuare nuovi acquisti e quindi sia i residenti della regione stessa che gli esterni possono avere un’ influenza sul reddito della destinazione,  quindi la variazione della spesa turistica dei residenti agirà sul moltiplicatore della spesa turistica perché potrà variare quella che è la propensione al consumo degli stessi residenti.  Nello stesso tempo la variazione sul reddito della destinazione turistica si ha a seguito della variazione di una componente autonoma della domanda, vale a dire la domanda di beni provenienti dai turisti, quella che, se vi ricordate, avevamo chiamato, nella lezione precedente, (1-g)G cioè G rappresenta la spesa turistica, perche (1-g)? Perché nel momento in cui un turista entra in una determinata regione turistica non è detto che tutti i beni che acquista afferiscono ai beni di quella regione. Quindi anche se la spesa turistica è pari a 100, per ipotesi può accadere che solo un 80% di quella spesa venga soddisfatta con beni prodotti all’interno di quella destinazione turistica.
Un aumento della spesa dei turisti residenti implica un aumento del reddito della destinazione e allo stesso modo implicherà  un  aumento del reddito anche la spesa proveniente dai turisti esteri.
A quanto ammonta questa  variazione del moltiplicatore? Lo farete facendo semplicemente i calcoli, vedrete che il moltiplicatore è dato da questo rapporto (vedere slide).Che cosa vi dice? Vi dice appunto come la variazione del reddito all’interno di una destinazione turistica possa dipendere tanto dalla propensione al consumo dei residenti all’in terno della località turistica, quindi dal parametro g, quanto da quale altro fattore? H, che è una componente della stessa spesa dei residenti all’estero, vale a dire che se i residenti di una destinazione turistica si muovono per andare all’estero, quindi se è alta la propensione ad effettuare viaggi all’estero, chiaramente il moltiplicatore, quindi gli effetti positivi sul reddito si abbassano. E chiaro? Perché nel momento in cui i residenti di una destinazione turistica si spostano all’estero parte dei loro consumi sarà destinata ai beni prodotti all’estero; quindi questo aumento di H non fa nient’altro che annullare l’effetto positivo prodotto dall’ ingresso di turisti esteri nella regione di destinazione. Quindi vedete come la spesa dei turisti provenienti dall’estero abbia un impatto sul reddito di una regione di destinazione.
 In quante  fasi si può espletare questa fase di sviluppo?
La prima fase necessaria che caratterizza l’avvio di questo processo di sviluppo è costituito dall’arrivo dei turisti. Cioè l’arrivo dei turisti in una determinata destinazione turistica è la base da cui partire per poter intraprendere questo processo di sviluppo. Quindi se i turisti giungono in una determinata località effettueranno delle spese in beni di consumo e dunque si metterà in moto il processo di sviluppo.
La seconda fase da che cosa è costituita? Dalla fase, appunto, del consumo. Vale a dire una volta che i turisti provenienti dall’estero, quindi da una località diversa da quella di destinazione considerata, sia che si tratti di turisti della stessa nazione sia di turisti provenienti da altre nazioni, determinerà necessariamente una domanda di beni di consumo all’interno di questa regione di destinazione. Quindi dalla domanda di beni di consumo si procede all’aumento della produzione. Quale sarà la reazione, il comportamento delle imprese, del tessuto imprenditoriale di una località di una destinazione turistica a fronte di questo ingresso dei turisti? Allora si può semplicemente limitare ad un’offerta di beni di consumo, quindi sostanzialmente il tessuto imprenditoriale non modifica le proprie caratteristiche ma semplicemente una parte della produzione viene utilizzata per soddisfare le  richieste di beni di consumo da parte dei turisti. L’altra possibilità, invece, è che il turismo in ingresso in una determinata regione sia tale e apporti un tale quantitativo di reddito da mettere in moto un meccanismo di spinta a creare nuovi investimenti. Quindi vengono o ampliate, ad esempio, le strutture alberghiere già esistenti o ne vengono create di nuove. Quindi   l’ingresso in una determinata destinazione turistica determina la nascita, lo sviluppo di nuovi investimenti.
L’ultima fase di questo processo da che cosa è costituito? Dalla fase del distacco, vale a dire la regione turistica considerata ha raggiunto una tale maturità, diciamo, imprenditoriale, quindi ha adesso un tale ammontare di disponibilità finanziarie da poter destinare la propria attività imprenditoriale ad altre tipologie di prodotti. Quindi i  nuovi investimenti che inizialmente sono sorti per far fronte ad un a eccessiva domanda di beni turistici, possono generare un reddito sufficiente a realizzare nuove tipologie di imprese. Quindi quella che era una regione turistica si distacca dall’obiettivo turismo e realizza un tessuto imprenditoriale di natura differente.
Queste fasi è che vengono realizzate tutte quante o è possibile che ci si fermi a qualcuno di questi step?  Beh! ovviamente la risposta è si, cioè non è detto che nel momento in cui entrano in una determinata località dei turisti faccia seguito un incremento della domanda di beni di consumo prodotti da quella località di destinazione, cioè che cosa vuol dire? A volte esistono … multinazionali, pensate a degli alberghi, a delle catene alberghiere a livello internazionale, producono e offrono dei beni in una determinata località che sono stati prodotti e realizzati in  un'altra destinazione. Quindi questo che cosa vuol dire? Che nel momento in  cui un  turista entra, facciamo per ipotesi un turista che va a Milano e si reca in una struttura alberghiera che però non è di proprietà italiana ma è di proprietà tedesca, allora se tutti i beni e servizi offerti in quel determinato albergo sono di proprietà tedesca che cosa sta facendo il turista? Sta, semplicemente, incrementando il reddito non della regione in cui sta effettuando la propria vacanza ma della regione che produce i beni offerti da quella struttura alberghiera. Il caso limite da che cosa è costituito? Quando una struttura alberghiera vincoli anche le possibilità di ingresso ai turisti provenienti dalla stessa, diciamo, origine ….. cioè se un albergo, faccio per dire,tedesco limita la possibilità di entrare ai turisti provenienti dalla Germania. Quindi quel caso è un caso limite in cui praticamente non c’è alcun contatto tra la realtà che ospita la struttura alberghiera e la domanda di beni di consumo che viene, invece, offerta e soddisfatta da una regione diversa da quella che è la destinazione turistica. Chiaro? Quindi nel momento in cui un turista entra in una determinata regione, quindi un turista che si reca  a Milano piuttosto che a Lecce, ma non sta usufruendo di nessun bene prodotto in quella regione turistica non sta ovviamente contribuendo con la sua spesa turistica ad incrementare il reddito di quella località turistica. V Quindi in queste situazioni può non realizzarsi il consumo oppure cosa può succedere? Può realizzarsi la fase del consumo ma non esserci la fase del decollo, vale a dire che il maggior reddito apportato dai turisti non è tale da spingere quella realtà territoriale ad investire per realizzare o per effettuare nuovi investimenti. Quindi quando ancora il turismo è un turismo occasionale allora non c’è un apporto di reddito sufficiente a spingere i residenti a realizzare una nuova attività imprenditoriale, e quindi, inevitabilmente, può non generarsi la fase del distacco. quindi il fatto che queste fasi si susseguano non è comunque detto che si realizzano tutte quante. Quindi quest’analisi parte sempre dal concetto base rappresentato dal moltiplicatore keynesiano. Qual è il problema del moltiplicatore keynesiano? Dove è il limite di questo moltiplicatore Keynesiano ? Il limite sta nel fatto che, sebbene  sappiamo come quest’attività di sviluppo si possa suddividere in diverse fasi, quali sono gli step con cui questo si realizza, di fatto non si conoscono i tempi; cioè è un problema statico. Cioè il moltiplicatore Keynesiano ci dice:” l’aumento della spesa turistica genera un incremento del reddito” ma il tempo necessario a che questo sviluppo si possa determinare il modello  Keynesiano non lo considera.  Perché? Perché sostanzialmente è un modello di breve periodo. Quindi cosa è stato fatto per poter superare i limiti del moltiplicatore Keynesiano, questo è un discorso generico che va al di là del semplice caso turistico.
La fase successiva rispetto al moltiplicatore Keynesiano sta nel non considerare il tempo come limitato, quindi non considerare un arco di tempo di breve periodo ma vedere piuttosto come il prodotto cresce nel tempo, quindi quale è la dinamica della crescita del prodotto e quindi si deve parlare di crescita economica. Da chi sono stati mossi i primi passi in questo senso fornendo i primi modelli di crescita economica? Avete visto nelle slide che vi ho dato, però ancora non ne avevamo parlato, i primi che in maniera indipendente hanno affrontato il problema della crescita economica, quindi il problema della crescita nel tempo sono stati Harrod e Domar  in periodi separati però sono giunti alla stesso conclusione per cui il modello poi da Harrod e Domar  è diventato il modello Harrod e Domar .
Che cosa ritenevano Harrod e Domar ?
Sostanzialmente ritenevano che per garantire la crescita economica nel lungo periodo bisognasse puntare su cosa? Sul risparmio e sugli investimenti. Quindi i fattori chiave su cui puntare sono risparmi e investimenti. In particolare cosa dicevano? Harrod e Domar   sostenevano che gli investimenti agiscono sul prodotto sotto due forme, attraverso due effetti: un effetto reddito e un effetto capacità . Cosa vuol dire? Il primo fa riferimento allo stesso moltiplicatore Keynesiano. Cosa dice? Dice appunto che gli investimenti influiscono sulla produzione agendo sul lato della domanda cioè nel ricordare il moltiplicatore keynesiano, considerata un economia chiusa agli scambi con l’estero, voi avevate consumi + investimenti + spesa produttiva. Quindi vedete che gli investimenti, se considerati in maniera esogena, cosa determinano? Fanno si che , vi ricordate la formula del moltiplicatore keynesiano per cui una variazione della spesa autonoma determina  una variazione della produzione pari all’ammontare (non si capisce)  … multipla ( non si capisce) quella che è la variazione della componente della spesa comune. Quindi gli investimenti, come componente della spesa autonoma, che effetto hanno sul reddito? E quindi sulla produzione? Allora una variazione degli investimenti determinerà una variazione della produzione ( vedere slide) . Quindi se variano gli investimenti varierà la produzione agendo come componente della domanda autonoma . dall’altro lato gli investimenti che cosa sono? Gli investimenti altro non sono se non la variazione di capitale, vale a dire l’incremento di capitale rispetto a quello che è già stato accumulato. Quindi potete leggere qui (indica la lavagna). Che cosa succede? Nel sistema economico considerato da Harrod e Domar, che è un sistema chiuso agli scambi con l’estero, vedete il tasso di risparmio è costante ed è pari al rapporto tra risparmio e reddito.
 Qual’ è il fattore chiave del modello Harrod e Domar?
 Il fattore chiave è il fatto che loro considerano la produttività marginale del capitale costante. (vedere slide) Quindi una variazione del capitale determinerà una variazione nella produzione sempre costante. Cosa impongono quindi? Che la produzione marginale del capitale è uguale ad un fattore costante che è pari a 1/v. Quindi se la produttività marginale del capitale è costante cosa vuol dire? Vuol dire che il rapporto anche tra capitale e prodotto impiegato sarà sempre fisso. E a quanto sarà uguale? K/y sarà uguale a v. Quindi nel loro modello partono dall’idea che la produzione marginale del capitale sia costante, quindi gli investimenti cosa sono? Gli investimenti sono pari alla produttività per la variazione della produzione. Quindi cosa vuol dire? Unendo questi 2 aspetti cosa risulta dal modello di Harrod e Domar ? Senza I a cosa è uguale?( vedere slide) ( non si capisce).Vedete che dal primo termine ∆I è uguale a s∆y e dal secondo termine è uguale a v∆y. Quindi ∆y è uguale a ∆I/s e I è uguale a v∆y. Il tasso di crescita della produzione nel modello di Harrod e Domar a cosa è uguale? È uguale, sostanzialmente, al prodotto  tra il tasso di risparmio e la produttività marginale del capitale quindi degli investimenti 1/v. Quindi se si vuole raggiungere un determinato livello del tasso di crescita, si vuole un tasso di crescita del Pil pari ad esempio al 2% e il tasso di risparmio è insufficiente bisognerà incrementare gli investimenti. Quindi il fattore chiave del modello di Harrod e Domar sono sostanzialmente gli investimenti e il tasso di risparmio. Ora qual è il limite del modello di Harrod e Domar´il limite del modello di Harrod e Domar consiste nell’aver considerato la produttività marginale del capitale costante. In momenti successivi altri autori hanno dimostrato che la produttività marginale del capitale non è costante ma è decrescente.
Allora che cosa succede se si applica il modello di Harrod e Domar nell’economia del turismo? Allora voi vi ricordate che la produzione di beni in un determinato sistema economico, stiamo ipotizzando che l’economia sia chiusa agli scambi con l’estero e non ci sia ancora l’intervento dello stato, quindi non c’è la spesa pubblica e non ci sono imposte, quindi da cosa è composta la domanda di beni in un sistema economico caratterizzato da una destinazione turistica? dal consumo …. Una delle componenti della domanda da chi proviene? Dalle famiglie sotto forma di beni di consumo + gli investimenti, + che cosa? Una parte della domanda di beni  in una determinata regione turistica da chi proviene? Proviene dai turisti, quindi da quella componente (1-g)G, vi ricordate? A cosa è uguale il consumo? Il consumo, immaginando che non esista consumo autonomo, è in proporzione allo stesso reddito disponibile. Quindi la domanda di beni da parte dei soggetti residenti dipenderà dal loro livello di consumo, dipenderà dal loro livello di reddito disponibile. Gli investimenti a cosa sono uguali? Allora nel modello di Harrod e Domar gli investimenti cosa sono ? gli investimenti sono una variazione considerando l’effetto capacità produttiva. Gli investimenti a cosa erano uguali? Erano uguali a v∆y. Quindi dipendono dalla variazione della produzione per il rapporto capitale/prodotto. Quindi se voi sostituite all’interno di questa relazione: (vedere slide)
Y = Ct + It + (1-g)G che rappresenta la domanda di beni, quindi la produzione, le variabili individuate, cosa vi risulta?      
Y= CY + v∆Y +(1-g)G .
Allora un ipotesi che dobbiamo fare è che la quota spesa dai turisti in rapporto al reddito sia sempre costante.Quindi la quota di reddito che deve essere destinata alla spesa turistica è costante. Quindi facciamo l’ipotesi che la quota (1-g ) sul reddito sia costante e pari ad un valore q:
Hp (1-g)G/Y = q  
Quindi da questa relazione, nella relazione precedente che cosa otteniamo? Allora la 2 come diventerà? Suddividendo tutto per y.. (facendo un passo in più) avremo:
(1-C)Y = v∆Y +(1-g)G      
(∆Y/Y) = (ʃ - q)/ v
Quindi, sostanzialmente il tasso di crescita della produzione, applicando il modello di Harrod e Domar all’economia del turismo, cosa vi dice? Vi dice che adesso quella quota della spesa turistica incide sul reddito in manoera negativa. Vale a dire se aumenta la quota spesa dei turisti, quindi la domanda di beni di consumo richiesta dai turisti in quella destinazione, l’effetto non sarà, come mostrava il moltiplic. di Keynes, un effetto positivo sul reddito ma piuttosto avrà un effetto deprimente sulla regione turistica.
Perché si verifica questo??
Perché sostanzialmente un incremento della domanda di beni in una determin. Località turistica, che cosa farà? Non fa nient’altro se non incrementare i prezzi. Vale a dire quando si raggiunge la produzione sarà stata tale da favorire l’ingresso di nuovi occupati oltre un certo livello, quella domanda di produzione genera semplicemente un aumento dei prezzi all’interno della regione turistica considerata. Quindi aumentando la domanda di beni, a seguito dell’ingresso di un flusso turistico in quel sistema economico considerato, si avrà come effetto quello di aumentare i prezzi di vendita dei beni prodotti. Quindi i consumatori residenti in quella destinazione turistica, se vogliono acquistare quei beni, possono fare due scelte: o continuare ad acquistare lo stesso numero di beni e conseguentemente devono ridurre i loro risparmi, (perché? Perché se aumenta il prezzo dei beni per poter acquistare lo stesso paniere di beni che acquistavano in precedenza devono impiegare un reddito maggiore!) quindi il reddito a loro disposizione una volta che hanno speso in beni di consumo, ovviamente, rispetto a prima sarà minore. Ci siete?
Cos’è il risparmio? La differenza tra reddito e consumo.
Quindi se il consumo aumenta , perché? Perché stanno aumentando i prezzi ovviamente, avrò a disposizione meno soldi da risparmiare. Quindi riducendosi il tasso di risparmio si ridurranno anche gli investimenti. Quindi l’effetto sulla realtà economica considerata, su quella di destinazione considerata, sarà un effetto deprimente.
Un passo avanti, come dicevo prima, in questa direzione era stato fatto da SALOW.


Che cosa diceva Salow nel modello dì crescita economica dì lungo periodo?

Sosteneva che il problema chiave del modello di Harrod e Domar stava nell’aver considerato una produttività marginale del capitale costante. Quindi nell’ipotesi , invece, di Salow la prod. Marginale del capitale è decrescente. Che cosa vuol dire? Che un maggior impiego di capitale nel sistema economico provoca una riduzione della produzione complessivamente realizzata. Allora Salow cosa diceva? Salow diceva che la produttività del capitale non è costante ma è decrescente! Quindi se un processo produttivo prevede un impiego maggiore di capitale la quantità di prodotto che può essere realizzata è via via più piccola. Quindi si ha un incremento della produzione ma questo incremento è via via inferiore. Quindi il modello di Salow considerava un processo produttivo rappresentato da una funzione di produzione:
Y=A K αL1-α
Dove
A rappresenta il progresso tecnologico, per il momento immaginiamo che A sia costante, quindi A non è un parametro positivo;
K il capitale impiegato nel processo produttivo;
N il numero dei lavoratori impiegati.
Quindi questa funzione di produzione, (che possiamo scrivere in termini pro-capiti: Y/L = A K α/ Lα    Y = A K α)… quindi questa è semplificata in questo modo … quindi, come già saprete il prodotto di capitale investito in un processo produt. determina una variazione della produzione, ma come varia questa produzione al variare del capitale e decrescita? Vedete che α  è un parametro compreso tra 0 e 1. Quindi la produttività marginale del capitale nel modello di Salow è decrescente. Quindi quella che nel modello di Harrod e Domar avevamo chiamato 1/v nel modello di Salow la produttività marg. del capitale è decrescente. Quindi partendo da questa ipotesi Salow che cosa diceva? Cioè nel momento in cui il fattore chiave, secondo Salow, nel determinare il tasso do crescita della produzione era rappresentato dalla cumulazione di capitale, a quanto ammonta in un determinato sistema economico la cumulazione di capitale? Cioè quanto è possibile investire in un nuovo sistema economico? Da cosa dipende? Dipende dalla quota di risparmio che può essere destinata agli investimenti. Cioè perché le imprese possano investire è necessario risparmiare. Quindi quella quota di risparmio disponibile viene utilizzata per effettuare nuovi investimenti. Quindi la cumulazione di capitale, di Kt+ 1- Kt, cioè l’incremento di capitale da cosa è dato? Dal tasso di risparmio, quindi dalla parte di reddito che viene risparmiata, meno che cosa? Bisogna tener conto del fatto che una parte del capitale accumulato si è deprezzato, cioè nel momento in cui un’impresa effettua un investimento, di solito, si determina un ammortamento, vale a dire volta per volta il capitale si deprezza per un determinato importo. Quindi il tasso di risparmio che è reso disponibile deve servire in parte a pagare quell’ammortamento, quello che avanza può essere impiegato per accumulare nuovo capitale. Quindi:
Kt = SY - ʃ Kt   dove ʃ è il tasso di deprezzamento del capitale accumulato.
Cosa dice Salow? Allora siccome vale la regola secondo cui la produttività marginale del capitale è decrescente, ossia che quanto più capitale impiego in determinato processo produttivo tanto minore sarà il guadagno in termini di produzione, quindi la produzione cresce in misura via via inferiore. Ma se la produzione cresce in maniera via via inferiore, qual è il risultato? Il risultato è che anche il risparmio, quindi anche la quota di reddito destinata al risparmio, si riduce. Perché si riduce? Perché si riduce il reddito. Quindi questa quota SY maggiore sarà il capitale impiegato minore sarà fino a quando questo ammontare di capitale risparmiato sarà appena sufficiente a compensare deprezzamento, vale a dire che il risparmio mi serve esclusivamente per pagare l’ammortamento. Quindi nel lungo periodo cosa succede? Che io non potrò più effettuare nuovi investimenti in capitale. Quindi arriverà un momenti in cui il tasso di crescita del capitale sarà uguale a zero. Quando? Quando la quota del reddito destinata al risparmio è appena sufficiente a compensare il deprezzamento del capitale. Quindi se scrivendo la funzione di produzione in termini di capitale , ottenete questa relazione : (vedere slide)
Quindi questo che cosa vi dice? Che nel lungo periodo il tasso di crescita del prodotto e il tasso di crescita del capitale sono nulli, cioè quando si raggiunge questo stazionamento in cui la parte di reddito, denominata risparmio, è insufficiente a coprire il deprezzamento del capitale, allora il tasso di crescita del prodotto risulterà nullo. Quindi, il prodotto può crescere soltanto in una fase di transizione, vale a dire fino a quando non si raggiunge lo stato stazionario.
In termini di turismo se applichiamo la stessa condizione al modello di Salow per determinare l’impatto che il turismo può avere sul reddito di un’economia di destinazione, vediamo che il risultato , comunque, è analogo a quello di Harro e Domar, vale a dire che anche nell’ipotesi in cui consideriamo una prod. Marg. decrescente del capitale di fatto un incremento della spesa turistica all’interno dell’economia di destinazione produce lo stesso effetto. Quindi l’effetto di un incremento  di una spesa turistica in un’economia di destinazione ha sempre comunque un effetto deprimente sul reddito.
(Quindi di crescita non avete fatto nulla?allora non vi faccio la crescita endogena)
Concludendo, cosa succede… allora abbiamo concluso il discorso dell’effetto della spesa turistica su un’economia di destinazione e abbiamo visto che mentre nel modello di breve periodo l’effetto di una variazione di spesa turistica sul reddito di una destinazione turistica può avere effetti positivi, se si guarda lo stesso fenomeno da un punto di vista economico, quindi in un’ottica di lungo periodo, l’effetto di una variazione di spesa turistica sul reddito di una destinazione turistica può avere effetti deprimenti.
 Quindi abbiamo parlato di un turismo di un turismo locale e di un turismo internazionale. Quindi turismo internazionale assimilato al turismo nazionale, vale a dire non abbiamo fin’ora fatto alcuna distinzione, abbiamo considerato analoghi sia il turismo proveniente da una località differente dalla destinazione turistica ma all’interno della stessa sia quella proveniente da nazioni differenti.
Cosa bisogna intendere per mercato internazionale?
Quando abbiamo parlato di mercato internazionale del turismo dal punto di vista statistico abbiamo detto che è un turismo internazionale quello con cui un soggetto attraversa la frontiera della nazione. Quindi da un punto di vista statistico il fattore chiave è semplicemente il movimento oltre i confini di una nazione. Dal punto di vista economico quando parliamo di mercato internazionale stiamo facendo riferimento a qualcosa di più, vale a dire stiamo ipotizzando che i soggetti turisti mettono in moto un processo di operazioni sul mercato dei cambi. Per poter andare in una nazione differente un soggetto turista ha necessità di cambiare la propria valuta. Quindi, teoricamente, dal punto di vista economico di turismo tutti i movimenti all’interno dell’Unione Europea in cui esiste l’Euro sono da assimilare al turismo locale perché non c’è un cambio di valuta da una nazione all’altra. Quindi perché si possa parlare di turismo internazionale non si tratta più di dover attraversare i confini di una nazione ma solo quando entra in gioco un’operazione di cambio.


Chi sono gli operatori chiave di un mercato internazionale?

Il primo operatore è rappresentato dalle compagnie aeree, cioè negli ultimi anni il turismo internazionale è stato sempre più caratterizzato dall’utilizzo degli aerei, quindi i viaggi fatte in mete internazionali vengono fatte attraverso il mezzo aereo. Qual è diciamo il fattore chiave su cui stanno puntando queste compagnie aeree? Si stanno sempre più diffondendo le compagnie low cost, vale a dire quelle compagnie che offrono determinate caratteristiche differenti rispetto alle compagnie tradizionali. Quali sono queste particolarità? Cercano di puntare ad offrire il viaggio a prezzi più bassi; offrono, semplicemente, la possibilità di raggiungere una destinazione turistica al prezzo più basso. Su cosa risparmiano per poter permettersi di concedere una tariffa agevolata? Rispetto alle compagnie tradizionali presentano delle caratteristiche differenti in termini di misura, di struttura dell’aereo mobile, quindi cercano di poter metter in un aereo mobile il maggior numero di passeggeri; il numero di posti a sedere nelle compagnie low cost è un numero maggiore. Risparmiano sugli operatori da terra, quindi non esiste o quanto meno è limitato il personale da terra; risparmiano sulla colazione, sui pasti offerti in aereo, tutto ciò che vuole essere consumato in aereo deve essere richiesto a pagamento. In secondo luogo l’altro fattore chiave è il fatto che danno la possibilità di acquistare il biglietto online o tramite call center, questo riduce sia i costi in termini di personale necessario per poter commercializzare il prodotto sia in termini di tempo. Anche il chek in è tutto automatizzato. Quindi puntando su determinate caratteristiche sono in gradi di offrire lo stesso prodotto a costi minori.
A parte le compagnie aeree, qual’ è il fattore chiave principale del mercato internazionale? L’altro fattore chiave è rappresentato dai tour operator. I tour operator devono, per essere competitivi, avere un catalogo aggiornato, quindi con diversi pacchetti, disponibilità di viaggio.
Qual è la caratteristica del tour operator? Perché in un mercato internaz. appare come fattore chiave il tasso di cambio?
Allora nel momento in cui un tour operator di una determinata regione offre un servizio, offre un viaggio, prendendo accordi con un produttore estero, firma un contratto in cui si stabilisce che verrà offerto, ad esempio, al cliente un pernottamento in albergo ad una determinata tariffa che è diversa da quella che ovviamente il tour operator contratta con la struttura alberghiera. Quindi se la struttura alberghiera contratta stabilisce che il pernottamento in una camera d’albergo è pari a 100 dollari, allora immaginiamo che il tour operator possa offrire una camera a 100 dollari, allora scusate….l’albergatore, che possiede l’albergo, offre al tour operator, se riesce a vendere il proprio prodotto, per pagargli per ogni pernottamento in albergo 100 dollari, il tour operato fissa normalmente sul catalogo un prezzo ben diverso rispetto a quello che ha pagato alla compagnia, alla struttura alberghiera, di 100 dollari, il tour operator fissa un prezzo doppio.
Le operazioni sul cambio, quindi il fatto che il contratto con la compagnia straniera possa essere pagato in una diversa moneta, vale a dire o nella moneta in cui è presente la struttura alberghiera o in quella in cui è localizzato il tour operator di ottenere una plusvalenza, di ottenere un profitto maggiore per l’operazione su cambi. CHE COSA VUOL DIRE? Che nel momento in cui ha pattuito con l’albergatore che a lui darà 100 dollari per una camera ma può vendere che è l’equivalente di un tasso di cambio pari a $ 1: 1,25 è equivalente  a 80 €. Al cliente finale vende quella camera da letto a 200$ o 160$. Allora la scelta del tour operator di fissare il prezzo nel catalogo in € piuttosto che in $ da cosa dipenderà? Dipenderà dal cambio €/$. Nel momento in cui il $ si dovesse apprezzare, quindi se ci dovesse essere una rivalutazione del dollaro, quindi il tasso di cambio dovesse ridursi, quindi il dollaro si svaluta, che cosa farà? Il tour operator pagherà il fornitore in euro e chiederà invece un prezzo al cliente in $, al contrario nel caso in cui si dovesse svalutare. Nel momento in cui c’è un turismo internazionale, nel momento in cui l’attività turistica coinvolge paesi diversi, però con moneta diversa, il tour operator ha la possibilità di trarre profitto dalle operazioni sui cambi. Perché? Perché il prezzo che è stato fissato con l’albergatore rimane lo stesso ma se a seguito di questo prezzo pattuito con l’albergatore al tasso indicato iniziale, che nell’esempio è pari a 1,25, segue una variazione del cambio, il tour operator ha la possibilità di ottenere un guadagno scegliendo di praticare al cliente un prezzo in dollari o in euro a seconda di quella che è la variazione registrata nel cambio. E a seconda che il tasso di cambio, per esempio $/€, possa essere rivalutato, apprezzato o deprezzato. Vedete nell’esempio avevamo proposto nel primo caso che venisse pagato all’albergatore del tour operator 100 $ e nel catalogo inserisce il prezzo in euro per un importo pari a 160 €, che equivalgono ad un tasso di cambio in $ 208. Cioè nel momento in cui il tasso di cambio dovesse aumentare, quindi il dollaro si svaluta, che cosa succede?Che se il tout operator fissa lo stasso prezzo al cliente finale in euro nel momento in cui cambia l’euro in $ essendo aumentato il tasso di cambio, cosa succede? Che in dollari è come se avesse ottenuto 208 $ anziché 200, quindi c’è un margine di 8 $ a pernottamento. Cosa succederebbe in caso contrario? Nel caso in cui il tasso di cambio si dovesse ridurre? Quindi se il tasso si riduce e il $ si rivaluta, quindi che cosa succede? Allora nel momento in cui il tour operator fissa un prezzo nel catalogo in dollari che deve essere sempre poi a 200$ con il cambio $/€ otterrebbe 177€ e se ha pattuito nel momento in cui il tasso di cambio si è??con l’albergatore converrà pattuire il prezzo in cosa? In euro! Perché nel momento in cui, poiché, il dollaro si è rivalutato, se lui deve pagare la stessa cifra in euro, di fatto è come se dovesse dare, avendo pattuito 200$ non 100$ ma è come se gli dovesse dare 96$, quindi a seconda di quella che è la variazione del tasso di cambio al tour operator converrà pagare cliente e albergatore in maniera differente. Qual è l’altro fattore che il tour operator deve tener conto per garantire la massima soddisfazione del cliente?
Per garantire la max soddisfazione del cliente deve garantire al cliente un pacchetto diversificato, vale a dire che deve dare la possibilita ad un cliente di scegliere all’interno del proprio catalogo tra diverse destinazioni. perché questo? perché se per qualsiasi motivo in una determinata destinazione si dovessero verificare degli eventi negativi che possono ad esempio un tasso di cambio sfavorevole, diciamo, riduce il suo margine di guadagno, allora per abbattere questo rischio deve diversificare il proprio profitto, il proprio portafoglio turistico. Deve offrire al cliente mete turistiche differenti. Quindi da un lato il turista è ovviamente più soddisfatto, potendo scegliere tra più opportunità, dall’ altro il tour operator ha la possibilità di coprirsi dal rischio di eventuali effetti negativi, che possono ad esempio essere realizzati o da fattori non controllabili o da fattori monetari, come tasso di cambio sfavorevoli, e così via…
Infine qual è l’altro fattore chiave su cui il tour operator deve puntare?
La commercializzazione del prodotto che mira ad offrire. Come può farlo? Acquisendo un marchio che lo renda noto a livelli internazionali oppure mantenere delle interazioni tra i diversi tour operator. Quindi garantire l’interconnessione tra i diversi operatori. L’ultimo operatore che definisce un equilibrio internazionale è caratterizzato dalle catene alberghiere, vale a dire dalla possibilità di ridurre il rischio, quindi per massimizzare ancora la soddisfazione del turista, è necessario ridurre al minimo il rischio per il turista di non essere soddisfatto del prodotto che gli viene offerto, quindi nella struttura alberghiera, per esempio, che gli verrà offerta.
Quando questo rischio è ridotto al minimo??
Quando un turista utilizza le catene alberghiere, pensate a (dice due nomi di alberghi, non li riesco a capire,1:17:59) sono due alberghi che offrono dei prodotti standardizzati, quindi quale che sia la destinazione in cui un turista si reca, comunque è consapevole di ciò a cui va incontro; cioè conosce già la struttura alberghiera, quindi anche se si reca in una destinazione differente le caratteristiche di quella struttura alberghiera non variano.

Tratto da POLITICA ECONOMICA di Mariarita Antonella Romeo
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