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Il Manifesto del partito comunista di Karl Marx


Il Manifesto del partito comunista (1848) è una summa della concezione marxista del mondo. I punti salienti sono: l’analisi della funzione storica della borghesia; il concetto di storia come lotta di classe; la critica dei socialismi non-scientifici. Nella prima parte, Marx descrive la vicenda storica della borghesia, e i suoi meriti e limiti. La borghesia ha rivoluzionato gli strumenti di produzione e i rapporti sociali, ma è come lo stregone che non riesce a dominare le potenze infernali evocate.

Il proletariato, classe oppressa dalla società borghese, non può fare a meno di mettere in opera una dura lotta di classe. Marx rileva che la storia di ogni società è storia di lotte di classi.

Nella critica ai socialismi, Marx distingue i socialismi reazionario, conservatore o borghese e utopi-stico. Il socialismo reazionario attacca la borghesia con parametri conservatori rivolti al passato e ha tre forme: feudale, piccolo-borghese e tedesca (che sostiene i governi tedeschi della reazione).

Il socialismo conservatore o borghese (Proudhon) è incarnato da quegli economisti che vorrebbero rimediare agli inconvenienti sociali del capitalismo senza distruggerlo. Essi non si accorgono che esso non va curato, ma distrutto. Il socialismo utopistico (Saint-Simon, Fourier e Owen) ha il limite di non riconoscere al proletariato una funzione storica autonoma, e di fare appello ai membri della società per una pacifica azione di riforme. A questo tipo di socialismo utopistico, Marx contrappone il proprio socialismo scientifico.

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