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Caratteristiche generali dei sofisti


Nel V secolo furono chiamati Sofisti gli intellettuali che facevano professione di sapienza e la insegnavano dietro compenso. Ciò appariva scandaloso: Senefonte li bollò come prostituti della cultura. Essi erano infatti considerati dei falsi sapienti, negozianti di merce spirituale. In realtà i sofisti non potevano fare a meno del denaro: essendo stranieri, non potevano acquisire diritti civili e non erano tutelati dal punto di vista economico e giuridico.

Essi hanno operato una vera rivoluzione filosofica, spostando l’asse della speculazione dalla natura all’uomo. Invece di ricercare il principio del cosmo, i Sofisti si concentrano sulla politica, sulle leggi, la religione, la lingua, l’educazione divenendo in tal modo filosofi dell’uomo e della città.

La democrazia rappresenta lo spazio entro cui si è mossa la corrente dei Sofisti. Vivere in democrazia significa partecipare ad assemblee, prendere la parola, far valere la propria opinione sulle altre, e perciò possedere l’arte dell’eloquenza.

I Sofisti non costituiscono una scuola compatta di pensatori perché presentano dottrine distinte e talora opposte. Per orientasi, è bene distinguere tra i celebri della prima generazione (Protagora, Gorgia, Prodico) e quelli meno noti della seconda generazione (soprattutto i cosiddetti eristi, che segnano la fase di crisi e di dissoluzione della Sofistica).

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