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Volontà di potenza e nichilismo in Nietzsche


Nietzsche identifica la volontà di potenza con l’intima essenza dell’essere. La volontà di potenza si identifica con la vita stessa, intesa come forza espansiva. La molla fondamentale della vita non sono gli impulsi autoconservatori o la ricerca del piacere, ma la spinta all’autoaffermazione. La volontà di potenza trova la sua espressione più alta nel superuomo.

L’arte è per Nietzsche la forma suprema della vita; e poiché la volontà di potenza trova la sua espressione nel superuomo, l’artista si configura come una prima visibile figura dell’oltreuomo.

La vita è per Nietzsche offesa, sopraffazione. Trattenerci da ciò può diventare una buona costumanza tra gli individui, ma appena questo principio volesse guadagnare terreno, imponendosi come principio basilare della società, si mostrerebbe come volontà di negazione della vita.

Il problema del nichilismo è uno dei motivi più rilevanti della riflessione di Nietzsche. Nei Frammenti postumi, alla domanda “Che cos’è il nichilismo?”, Nietzsche risponde che manca il fine, la risposta al perché. L’uomo, in virtù delle metafisiche, dapprima si è immaginato dei fini assoluti e in seguito, avendo scoperto che non esistono, è piombato nell’angoscia. L’equivoco del nichilismo consiste nel dire che il mondo, non avendo quei significati forti, non ha nessun senso.

Tuttavia, pur essendo anch’egli nichilista radicale, Nietzsche lo è in modo da superare il nichilismo stesso. Il nichilismo gli appare come uno stadio intermedio, ovvero un No alla vita che prepara il grande Sì ad essa, attraverso l’esercizio della volontà di potenza.

Nietzsche distingue tra un nichilismo incompleto, per cui i vecchi valori sono distrutti ma ne subentrano di nuovi (socialismo, nazionalismo, naturalismo), e un nichilismo completo. Il nichilismo completo è il nichilismo in senso proprio e può essere passivo o attivo. Il nichilismo passivo è il nichilismo della debolezza: si limita a prendere atto della decadenza dei valori.

Il nichilismo attivo è invece il nichilismo della forza e si esercita come forza violenta di distruzione. Diventa estremo, se distrugge ogni residua credenza, estatico, se crea spazio per nuove possibilità e classico, se passa dal momento distruttivo a quello costruttivo.

Nell’ultimo Nietzsche assistiamo ad una radicalizzazione del prospettivismo, secondo cui non esistono cose o fatti, ma solo le loro interpretazioni. Noi non possiamo constatare nessun fatto in sé. Anche il soggetto è una costruzione interpretativa.

Le interpretazioni e le verità sono connesse all’istinto di conservazione e alla volontà di potenza, e il linguaggio è solo un esercito di metafore. Nietzsche mostra come anche la scienza sgorghi da presupposti extrascientifici, grazie ai quali essa acquista una direzione, un senso, un limite.

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Nietzsche