Indicatori socio-economici delle regioni del Sud Italia

TASSO DI CRESCITA DEL PIL (dati 2005)
Le regioni del Sud sono fortemente arretrate rispetto alla media italiana e, ancor di più, rispetto a quella europea. Anche in periodi di forte crescita (2003), il Mezzogiorno scontava un forte ritardo e non stava convergendo in maniera adeguata.

INDICE DI POVERTÁ REGIONALE
2003: 13 famiglie su 100 sotto la soglia di povertà in Italia; 20,4 in Campania (e il dato è peggiorato sensibilmente dopo la crisi economica, con l’Italia al 25%). La Sicilia, considerata la regione più “mafiosa”, era al 34% -> primo forte collegamento fra le due batterie di indicatori.

TASSI DI OCCUPAZIONE (senza distinzione di genere)
Il Sud scontava almeno 7 punti percentuali in meno, in media -> meno persone occupate ci sono, più è facile che i disoccupati si dedichino al lavoro sommerso o alla criminalità.

LAVORO SOMMERSO
È misurato senza sbarramento ai 64 anni (limite normale della popolazione attiva), perciò il tasso è più basso rispetto ad altri indicatori già visti.
In Italia, nel 2003, vi era il 13% di lavoratori dediti al lavoro nero; nel Sud il dato superava ampiamente il 20% -> è un dato importante perché la criminalità organizzata, molto spesso, si rivolge per i suoi “lavori” ad imprese che, a loro volta, sono illegali (ad esempio, non registrate presso la Camera di Commercio) -> il lavoro sommerso è un punto di contatto fra economia e criminalità.

DROP OUT (ragazzi fra i 18 e i 24 anni che non hanno completato la scuola dell’obbligo)
- Italia: 20,6%;
- Mezzogiorno: 25%;
- Obiettivo Convergenza: 26,5% -> fra questa percentuale di non diplomati vi sono i ragazzi che, abitualmente, vengono “reclutati” dalla criminalità organizzata, non avendo un futuro certo né prospettive di miglioramento se non entrare a far parte delle leve mafiose.