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Le marche arroganti


Tra i consumatori esiste un comune vissuto molto diffuso che ultimamente ha assunto la forma di una certa generale ripugnanza per determinate marche ritenute troppo invadenti.
Il fenomeno della eccessiva invadenza ha altresì alimentato le reazioni che si sono manifestate attraverso, tanto per fare degli esempi, la requisitoria pronunciata da Naomi Klein che ha accusato le marche di essere responsabili di colonizzare i nostri territori geografici, culturali e politici, tanto da diventare delle potenze imperialiste che minacciano i nostri spazi pubblici, le nostre espressioni artistiche, le nostre libere riflessioni di cittadini, l'indipendenza sovrana dei nostri giovani ecc.
Si tratta di tesi che certamente meritano considerazioni ma che non risolvono i problemi che si pongono per carenza di motivazioni sufficienti e convincenti. Questo vale anche per quando trattato in “No logo”. 
Ovviamente, non si può però non riconoscere che Naomi Klein arrivi a cogliere un punto essenziale di analisi che rappresenta un certo spirito del tempo e cioè l' "arroganza delle marche", da ricavarsi dal latino arrogantia (attribuirsi cioè un diritto senza averne diritto) e che si sostanzia in manifestazioni eccessive delle marche nello spazio urbano e nella loro ricerca di una dubbia complicità con il consumatore.

Tratto da PROLOGO. LE MARCHE COME FATTORI DI PROGRESSO di Priscilla Cavalieri
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