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Definizioni di colloquio


Il colloquio può essere usato in tantissimi ambiti da quelli più formali come colloquio di lavoro, colloquio di esame, ecc. a situazioni meno formali in quanto esso è sempre UNO SCAMBIO DI IDEE E INFORMAZIONI ATTRAVERSO LO SCAMBIO VERBALE.
In psicologia e in scienze dell’educazione invece esso è sempre uno STRUMENTO che richiede particolari accorgimenti per il suo utilizzo; è infatti anche un METODO utile alla raccolta di info e per la conoscenza dell’altro. A seconda degli ambiti di utilizzo esso può avere diversi fini, obiettivi, ecc. 
Distinguiamo innanzitutto un semplice colloquio informale da quello professionale: mentre in un colloquio tra amici c’è sicuramente la dimensione dello scambio sia verbale che non verbale in quello professionale ci sono delle regole precise che si devono rispettare e quindi un setting (dall’ inglese - to set - predisporre, allestire). Il colloquio professionale posto in essere dal counselor è uno strumento fondamentale ma non esclusivo dei lavori di cura;esso infatti può essere impiegato in diversi  ambiti quali psicologia, scienze dell’educazione, servizio sociale, medicina e giornalismo. 
Nello specifico la psicologia utilizza il colloquio:

- in ambito di Ricerca (psicologica) 
- in ambito clinico- diagnostico 
- nel counseling 
- in ambito psicoterapico 
- per l’orientamento
- nei processi educativi e formativi 

In generale il colloquio è: una situazione in cui due persone sono l’una di fronte all’altra per un tempo più o meno definito e si stabilisce una relazione tra i due. Tempo e relazione sono due ingredienti importanti ma senza i soggetti principali non c’è neppure dialogo. I due soggetti in questione sono il CONDUTTORE e IL SOGGETTO.
Il colloquio è un particolare tipo di test in cui il processo di conoscenza viene attuato attraverso il crearsi di un rapporto emotivo tra conduttore e soggetto nel corso del quale il conduttore sospende ogni atteggiamento valutativo. Il colloquio viene realizzato mediante tecniche che consentono di:-
- far sentire a proprio agio il soggetto;
- far percepire disponibilità e apertura affettiva;
- far sentire desiderato il soggetto in quanto persona con un proprio valore e una propria autonomia.
E’ soprattutto attraverso la diagnosi poi che mettiamo insieme i pezzi della situazione avendola dapprima com-presa per poterla così restituire: la restituzione è un ingrediente fondamentale del colloquio e significa aver capito qualcosa della situazione. In questo movimento di conoscenza verso l’altro e con l’altro bisogna ragionare anche su quale razione l’altro crea in noi (CONTROTRANSFERT). 
Questi autori (Carli, Padovani, 1972 e Lis et. Al. 1995) ritengono che la situazione dinamica ed emozionale non è necessariamente tesa solo al polo emotivo; occorre evitare gli estremismi.

Tratto da PSICOLOGIA DINAMICA di Barbara Reanda
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