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Essere, essenza e esistenza. Eriugena, Tommaso e Avicenna



Per Eriugena esse esprime le divisioni della natura inferiore al Principio primo; essentia esprime invece l’idea di una cosa, che possiede semplicità in quanto partecipa della semplicità dell’Uno ed quindi estranea alle componenti materiali dell’essere. Gilberto di Piotiers identifica invece l’essere con l’essenza, e parla di esistenza nella misura in cui un individuo concreto e composto partecipa dell’essere/essenza (quello che Eriugena aveva chiamato individua substantia). Tommaso è colui che fa delle distinzioni più nette definendo l’essenza come la quidditas (un questo qui) ossia la natura di una cosa che ne costituisce l’essere in potenza, e distinguendola nettamente dall’essere o esistenza (che sono la stessa cosa); l’esistenza di una creatura è stabilita dalla materia signata ossia determinata e dalla forma che essa assume. Per questo motivo essenza ed esistenza sono vicine ai concetti aristotelici di potenza e atto mentre in Avicenna l’esistenza assume una connotazione platonizzante poichè essa discende dall’essenza così che tutto ciò che esiste risulta essere necessitato dall’essenza. In realtà è vero però che Tommaso utilizza un modello aristotelico per racchiuderlo in una concezione neoplatonica che vede l’esistenza e l’essenza delle creature dipendente da Dio, unico essere in cui i due concetti coesistono.

Tratto da QUESTIONI FILOSOFICHE MEDIOEVALI di Carlo Cilia
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