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Logica scolastica. Porfirio, Boezio e "De grammatico" di Anselmo



La terminologia logica della scolastico prende il via dalle definizioni di Porfirio e Boezio aggiungendo alla categorie da essi utilizzate anche i cinque predicabili (genere, specie, differenza, proprietà, accidente). Questi predicabili costituiscono la struttura dell’Albero Porfiriano. Esso parte dalla sostanza aristotelica considerandola genere generalissimo e da essa via via crea una scala gerarchica servendosi di due predicabili: differenza e specie (la specie non è altro che genere accompagnato dalla differenza). Due sono inoltre i termini fondamentali per comprendere la logica: appellatio (ossia il fatto stesso di chiamare una cosa) e significatio (ossia il contenuto concettuale che si associa all’appellatio). In presenza di paronimi ossia di nomi che possono essere entrambe le cose, bisogna fare una distinzione: Anselmo nel De grammatico precisa infatti che un nome per se stesso indica la sostanza (quella di essere un grammatico) considerato invece per aliud indica la qualità (quella di possedere l’arte della grammatica). Per questo motivo è più corretto far derivare la speculazione sull’appellatio/significatio da Anselmo e non da Aristotele. Un altro termine importante è quello di impositio che è legato all’appellatio: chiamare una cosa con un nome vuol dire infatti imporle una denominazione. La impositio può anche essere definita come prima intentio indicando il rapporto diretto che intercorre tra la cosa e il modo in cui essa viene chiamata. Si parlerà invece di intentio secunda quando il nome indica semplicemente la funzione grammaticale di quel nome a prescindere dal significato che esso assume. L’intentio secunda è allora anche definita come suppositio intendendo con tale termine ciò che è esattamente opposto alla significatio, dunque nomi che vengono considerati solo per quello che rappresentano a livello logico e che si possono applicare a tutto ciò di cui sono predicabili (il temine uomo considerato come suppositio rappresenta semplicemente un sostantivo o realtà sostanziale di cui si possono predicare tante cose).

Tratto da QUESTIONI FILOSOFICHE MEDIOEVALI di Carlo Cilia
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