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Modisti e terministi in filosofia del linguaggio. Fredegiso e Anselmo



Filosofia del linguaggio: si sviluppa in stretta connessione con la logica medievale e vede al suo interno diverse scuole che ora danno più importanza alla verità o falsità delle proposizioni e quindi alla concatenazione logica, ora invece si interessano più dell’aspetto formale e della struttura grammaticale ed espressiva. Tra la seconda metà del XIII secolo e la prima metà del XIV troviamo una dottrina che rielabora completamente l’aristotelismo linguistico e che dà vita a due schieramenti: i Modisti e i Terministi. Rappresentante dei modisti è Fredegiso di Tours: la sua conclusione è che nome e cosa nella sua realtà ed esistenza individuale sono da ritenersi sempre in unione tra loro. Ma siccome la res non è altro che insieme di essenza ed esistenza e il nome è legato all’esistenza, inevitabilmente partecipa anche della sua essenza. É per questo motivo che un nome racchiude in sé anche l’essenza di ciò che nomina. Ora questa speculazione era partita da Prisciano secondo il quale ogni nome significa insieme sia la sua sostanza sia la sua qualità e quindi esso è insieme appellatio e significatio. Anselmo non accetterà tale tesi, sostenendo che c’è differenza tra “grammatico” che può indicare la sostanza (uomo che possiede l’arte della grammatica) o anche la qualità (l’accidente di “arte”) e quindi è sia appellatio che significatio, da “grammatica” che indica soltanto la qualità (l’accidente). Inoltre egli sostiene che bisogna fare anche un’altra distinzione all’interno della significatio: c’è una significazione diretta e una indiretta (ad esempio grammatica indica direttamente l’accidente e indirettamente la sostanza mentre grammatico l’esatto contrario).

Tratto da QUESTIONI FILOSOFICHE MEDIOEVALI di Carlo Cilia
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