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L'interpretazione del senso filmico

L'interpretazione del senso filmico


Ogni film e ogni programma televisivo è al centro di un confronto tra una proposta di senso fatta dal mittente e la costruzione di senso da parte del ricettore; è difficile esaurire il contenuto di un testo con la sola interpretazione. Gli attori della comunicazione, così come i testi, migrano nell’ambito di uno spazio circoscritto dai tre mondi descritti di modo che, per osservare i movimenti degli uni e degli altri, basta sovrapporre i tre triangoli che schematizzano la loro posizione e guardarli in trasparenza. Per capire l’importanza che ha per la ricezione questa classificazione, possiamo esaminare l’impatto di questi tre mondi sull’accettazione di uno stesso processo di falsificazione: la commistione di attori di professione con persone del nostro mondo.
Per la finzione, basti pensare a Forrest Gump. Nel regno del far finta, si sa, non c’è nessun obbligo di esattezza nei confronti del nostro mondo; il telespettatore deve sapere che la fusione dei livelli di realtà rientra nelle convenzioni autorizzate.
Presentare invece come facente riferimento alla realtà un film che utilizza attori scatena immediatamente critiche o condanne da parte dello spettatore: alla sensazione di essere stato abbindolato, d’aver preso sul serio ciò che non era altro che un gioco, si può aggiungere il giudizio morale e alcuni effetti emotivi del film possono annullarsi.
Un ultimo esempio di commistione di attori con persone reali è la trovata televisiva  offerta dalla trasmissione francese Surprise, surprise, che inganna personaggi televisivi o cinematografici famosi trasformando la realtà nella quale agiscono; gli effetti della falsificazione possono sembrare esagerati se qualcuno reagisce male, ma l’intento ludico dell’operazione giustifica pienamente gli eccessi e a nessuno verrebbe voglia di condannarla. Questo piacere non è lontano da quello che ci procura la presenza di attori veri in un cartone animato: il punto non è credere alla realtà della situazione, ma trarne godimento, e il ludico appare così come un’escrescenza visibile, un ritorno della finzione sui suoi stessi codici.
Il solo mondo in cui la commistione persona reale/personaggio suscita reazioni di rigetto o discussioni è il nostro: tolleriamo facilmente che un attore della società interpreti più o meno il suo ruolo, che compia un gesto per le esigenze di un servizio giornalistico, ma tolleriamo meno che si giochi con la nostra credulità quando abbiamo deciso di dare la nostra fiducia a un autore.

Tratto da RAPPORTO TRA REALTÀ E FINZIONE di Nicola Giuseppe Scelsi
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