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Le caratteristiche del romanzo "fittizio"

Le caratteristiche del romanzo "fittizio"




È arrivato il momento di sostituire alla contrapposizione radicale realtà/finzione una terminologia più flessibile che ci aiuti ad adattare il nostro discorso alla descrizione dei racconti mediatici che conosciamo. Non tutto è fittizio nel romanzo: ogni finzione comprende degli enunciati seri, cioè degli enunciati che hanno un vero carattere referenziale, invece che sospendere le regole dell’asserzione. Per tracciare un confine, all’interno del racconto di finzione, tra ciò che dipende dall’invenzione e ciò che si riferisce a luoghi e fatti reali, si seguirà Genette nell’opporre il fattuale al fittizio: al contrario della fantascienza, che moltiplica le entità puramente fittizie per stupirci, farci sognare o divertirci, l’opera realistica è quella che trabocca di entità che appartengono al nostro mondo e di annotazioni fattuali; tuttavia, così come il riferimento alla realtà non può mai essere costante in una finzione, la finzione più inventiva non può in nessun caso creare un mondo che non debba niente al nostro. È un po’ come le chimere di Cartesio che, in un primo momento, non rimandano a nulla di identificabile e che, ad un esame più attento, si lasciano scomporre in figure e in forme semplici. Lo specifico della finzione è di metterci sempre di fronte a due mondi: l’uno inventato, l’altro, il nostro, che serve ad esso da base ontologica poiché fornisce allo spettatore le entità in rapporto alle quali egli può giudicare l’invenzione; così ogni finzione si fonda sul principio di scostamento minimo.

Tratto da RAPPORTO TRA REALTÀ E FINZIONE di Nicola Giuseppe Scelsi
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