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COSTRUTTIVISMO


Dagli anni ‘90 si sviluppa il costruttivismo che mette in discussione le tre premesse appena enunciate: stati protagonisti, identità degli stati data una volta per tutte e  che siano egoisti razionali.
1) Trauma storico: anni ’90 in Europa; fine della guerra fredda, caduta di identità, spazi.
2) Problema: come ricostruire l’ordine e su cosa basarlo.
3) Soluzione: istituzioni. Affidarsi alle istituzioni per dissipare l’orizzonte stato centrico. I costruttivisti si aspettano di riplasmare le identità degli attori. Le istituzioni consolidate diventano entità a sé che devono fare di più di quanto prospettato dagli istituzionalisti liberali: devono cambiare il concetto di sicurezza -> processi di securizzazione. Eliminare l’anarchia. Debellicizzare.
4) Nozione del tempo: evoluzione storica centrata su una frattura assoluta, salto ad un mondo nuovo.

Come è possibile distinguere, sulla base di quale criterio, un contesto internazionale da un altro; i contesti continuano a cambiare spesso in modo macroscopico:
♦ ad esempio il cambiamento a cavallo della seconda guerra mondiale; il 1946 vede un mondo diversissimo da quello prebellico.
♦ lo stesso si può dire per il nostro contesto storico, forse ancora più diverso del 1989, l’assetto si è ridefinito totalmente, il contesto è ribaltato.

Problema continuo di confronto -> c’è spesso il tentativo (inconsapevole)  di leggere il contesto attuale sulla base del contesto precedente (esempio la tendenza a leggere il mondo in termini bipolari come la guerra mondiale al terrore, divisione bipolare e tra paesi democratici e paesi non democratici) ; in realtà il bipolarismo non c’è più.

Tratto da RELAZIONI INTERNAZIONALI di Alice Lavinia Oppizzi
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