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STRUTTURA ORGANIZZATIVA delle alleanze


☻ Multipolarismo -> gli attori si scambiano la stessa promessa, firmano il loro patto su un piede di     parità; scambio di impegni militari. Le alleanze sono eguali ma anche leggere -> sono solo promesse ->     no struttura organizzativa -> non c’è un coordinamento politico e militare centrale.
☻ Bipolarismo -> le alleanze sono fatte per durare; alleanze strutturali. Sono dunque opposte alle     alleanze multipolari, differiscono temporalmente e anche istituzionalmente. La NATO ad esempio è più     di una semplice promessa, è una vera e propria macchina organizzativa, un patto di alleanza che si dà un     comando integrato. Inoltre le alleanze bipolari sono ineguali poiché la distribuzione del potere è     ineguale, le parti non si scambiano la stessa promessa, è un po’ come il patto di Hobbes -> uno promette     protezione e l’altro obbedienza; L’alleanza bipolare è un rapporto di garanzia con le tensioni tipiche dei contratti di assicurazioni, il soggetto promette la garanzia e chi ne vuole usufruire deve pagare il premio di assicurazione. Gli americani hanno il sentore che gli europei stiano pagano un prezzo troppo basso e     gli europei di stare pagando un prezzo troppo alto.
☻ Unipolarismo -> In un sistema unipolare l’alleanza conserva ed accentua il carattere di ineguaglianza;     per definizione è una alleanza egemonica, l’egemone non è sullo stesso piano degli altri attori, tale     alleanza ha un tratto che la rende simile alle alleanze bipolari. In un sistema internazionale unipolare     senza le pressioni del bipolarismo, l’alleanza egemonica tende a perdere la propria rigidità, gli alleati     sanno di non essere obbligati a stare insieme e questa è stata la combinazione che ha cercato senza     troppo successo l’amministrazione Bush: “Non possiamo immaginare che il blocco del sistema bipolare     rimanga così rigido nel sistema unipolare” -> tentativo di Bush di trasformare l’alleanza atlantica in un     paniere organizzativo, con lo scopo di sommare l’egemonia con la flessibilità, pescare di volta in volta     gli alleati che ci interessano. Non è più un blocco, ora tutto è flessibile; la cornice è la stessa ma non si va più tutti insieme perché tutti insieme è impossibile.

La teoria dei sistemi di Waltz è statica, non è una teoria del mutamento ed ha avuto successo perché il bipolarismo era statico, non sembrava possibile alcun mutamento senza uno scontro nucleare. Ma il contesto storico attuale è permeato dal mutamento -> necessità di una teoria che lo riguardi.
La prima teoria del mutamento comincia a svilupparsi negli anni ’70 con Gilpin: la sua riflessione sul mutamento individua tre tipologie di mutamento, che dipendono da frequenza e intensità (rapporto inverso) :
1) < INTENSO, + FREQUENTE -> mutamento di interazione. Cambiano le interazioni ma non la struttura fondamentale. Mutamenti che riguardano i rapporti tra gli attori ma che non toccano la struttura complessiva del sistema, mutamenti come la formazione di alleanze, i rovesciamenti di alleanze, unificazioni o disgregazioni di stati, le guerre limitate (cambiano solo in maniera parziale il sistema) ;
2) + INTENSO, < FREQUENTE -> Mutamento del governo del sistema, delle gerarchie. Cambia la struttura del sistema internazionale, coincide con il cambiamento dell’egemonia, passaggio da un’egemonia all’altra (Gilpin vi dedica grande attenzione perché si sta assistendo al declino Usa) .
3) ++ INTENSO, << FREQUENTE -> mutamento del sistema stesso. Cambiano le unità fondamentali, non la gerarchia di potere o l’egemonia. Cambia la natura delle unità. Esempio: nascita del sistema Westfaliano. Si tratta di un cambiamento radicale e raro.

Tenere conto del mutamento approfondisce la cognizione dei singoli contesti internazionali, perché essi non si distinguono solo a seconda del modo in cui è distribuito il potere (alla Waltz)  ma anche in base ala quantità di mutamenti presenti nel sistema; alcuni sistemi internazionali sono stabili, altri sono in movimento, le determinanti fondamentali della convivenza sono in mutamento. Entro il sistema statale ci sono contesti storici nei quali è evidente che la gerarchia del potere sta cambiando. È dunque evidente a tutti che siamo in una fase di turbolenza.   
Oggi è meno chiaro quel che avviene ma si sta diffondendo l’idea che qualcosa di simile stia avvenendo, siamo alla vigilia di un mutamento delle gerarchie, la crescita della Cina  può essere un fattore radicale nel sistema delle gerarchie internazionali.  Quando si diffonde un’idea del genere il sistema tende ad andare in crisi, di ciò ci sono molte evidenze teoriche e molti esempi storici. Molte teorie internazionali che trattano il tema del trasferimento del potere come uno degli inneschi fondamentali del collasso internazionale. Questa vicenda è alla base del modo in cui studiosi hanno studiato lo scoppio di guerre. Già Tucidide interpretava la nascita della guerra del Peloponneso come la conseguenza di trasferimento di potere -> “la causa profonda della guerra è la crescita di Atene e la paura che ciò incute a Sparta” -> diffidenza, guerra preventiva.
Golpe dei cretini nel 1991: un’élite militare sovietica tentò di abbattere Gorbacev e ciò suscitò una reazione violenta. Quando cambia la distribuzione del potere vi sono fasi di grande instabilità.

I tre modelli di mutamento di Gilpin convivono oggi -> la teoria statica di Waltz non funziona più. Nel nostro contesto storico vi è una quantità infinita di cambiamenti di interazione (mutamenti di alleanza, formazione di più di 20 nuovi stati, nascita di istituzioni regionali, piccole-grandi guerre Iraq) . Inoltre in questo stesso contesto troviamo tracce di una crisi del modello Westfaliano delle relazioni internazionali; crisi di tutte le categorie politiche e spaziali.

Tratto da RELAZIONI INTERNAZIONALI di Alice Lavinia Oppizzi
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