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Autori realisti pre-1919

lo storico della Grecia antica, Tucidide: le relazioni internazionali erano, per lui, le contrapposizioni e i conflitti inevitabili tra le antiche città-stato greche e tra l’Ellade e i limitrofi imperi non-greci. C’erano poche grandi potenze (Atene, Sparta e l’Impero Persiano) e molte potenze più piccole e meno importanti → questa disuguaglianza era considerata inevitabile e naturale. Tutti gli stati devono adattarsi alla realtà della forza disuguale e comportarsi di conseguenza; se non lo fanno, mettono a rischio la propria esistenza e spesso si condannano alla rovina.
Egli pone, inoltre, in rilievo che non c’è decisione senza conseguenze  Tucidide raccomanda un’etica della cautela e della prudenza nella conduzione della politica estera. Ne La guerra del Peloponneso, Tucidide mette la sua filosofia realista in bocca ai governanti di Atene, che dialogano con quelli di Melos, che si erano appellati al principio di giustizia. Ma secondo gli ateniesi/Tucidide, nelle Relazioni Internazionali vale solo un tipo speciale di giustizia, che riguarda la necessità che ciascuno sappia qual è il posto che gli compete e si adatti alla realtà naturale della disuguaglianza delle forze.
Tucidide è un realista alquanto complesso, in quanto la sua visione non è chiaramente riconducibile ai 3 livelli d’analisi. Nella sua opera, infatti, egli individua le cause della guerra nel potere (3° immagine), ma anche nella natura politica di Atene (2° livello). Allo stesso tempo, però, egli individua anche figure rilevanti, come ad esempio Alcibiade (1° immagine).
il teorico politico del Rinascimento Italiano, Niccolò Machiavelli: la forza (Leone) e l’inganno (Volpe) sono gli strumenti principali della politica estera. Il valore politico supremo è la libertà nazionale, ossia l’indipendenza, e la principale responsabilità di chi governa è quella di perseguire e difendere gli interessi del proprio stato  garantirne la sopravvivenza.
Il presupposto sostanziale del pensiero di Machiavelli è che il mondo è un posto pericoloso; per sperare di sopravvivere un individuo deve essere sempre consapevole dei pericoli, prevederli e prendere le precauzioni necessarie per fronteggiarli. Se poi aspira a diventare ricco e potente deve saper riconoscere e sfruttare le opportunità che gli si presentano, e deve farlo con maggiore abilità, rapidità e, se necessario, disonestà, dei suoi rivali  la conduzione della politica estera è un’attività opportunistica, basata sul calcolo intelligente della propria forza e dei propri interessi in quanto contrapposti a quelli di rivali e concorrenti. Soprattutto, secondo Machiavelli, chi governa lo stato deve guardarsi dall’operare in conformità ai principi dell’etica cristiana → se agisce conformemente alle virtù cristiane, chi governa è inevitabilmente destinato a cadere e a perdere ogni cosa, con conseguenze disastrose per la sicurezza e il benessere dei cittadini.
Machiavelli è un realista fondamentalista (tutta la politica, sia interna sia internazionale, è brutale e violenta) e di 1° immagine (l’uomo è naturalmente predisposto al potere; i principi si differenziano in base alle loro virtù).
lo studioso di filosofia politica e giuridica dell’Inghilterra del XVI secolo, Thomas Hobbes: quella dello stato di natura è per un essere umano una condizione di vita estremamente sfavorevole, caratterizzata da un permanente stato di guerra: la vita è costantemente a rischio e nessuno può mai sentirsi al sicuro (Hobbes è un realista proto-strutturalista di 3° immagine). L’unico modo per sfuggire allo stato di natura e approdare a condizioni di vita civili è rappresentato dalla creazione e dalla difesa dello stato sovrano: gli individui devono trasformare la loro reciproca paura in spirito di collaborazione e sottoscrivere un patto di sicurezza che garantisca l’incolumità di ciascuno rispetto alle minacce che altri possono recargli.
Tuttavia, la soluzione statuale al problema della condizione naturale del genere umano pone automaticamente un grave problema politico: l’istituzione di uno stato sovrano per sfuggire allo spaventoso stato di natura crea un nuovo stato di natura, quello tra stati → DILEMMA DELLA SICUREZZA = il conseguimento della sicurezza personale e della sicurezza interna attraverso la creazione di uno stato è inevitabilmente accompagnato dalla condizione di insicurezza nazionale e internazionale che affonda le sue radici nell’anarchia del sistema degli stati.
Non c’è modo di sfuggire al dilemma della sicurezza internazionale, perché, a differenza degli individui, gli stati sovrani non sono disposti a rinunciare alla propria indipendenza in cambio di una garanzia di sicurezza globale. Per gli stati, infatti, provvedere alla propria sicurezza è più facile che per i singoli individui.
L’aspetto più importante dello stato di natura internazionale è che esso rappresenta una condizione di guerra: fra stati sovrani non ci può essere una condizione di pace permanente o garantita, la guerra è necessaria per risolvere le dispute tra stati che non riescono a trovare un accordo e non vogliono piegarsi alla volontà altrui.
Secondo Hobbes, il diritto internazionale può moderare lo stato di natura internazionale, ma, essendo creato dagli stati, esso viene rispettato solo se è conforme agli interessi di sicurezza e sopravvivenza degli stati, altrimenti viene ignorato.
Rousseau (XVIII secolo): questo autore viene etichettato come un realista per via del suo pamphlet polemico contro il progetto di pace dell’Abbe Saint Pierre, che prevedeva la costruzione di un’organizzazione mondiale, in grado così di istituzionalizzare il conflitto. Rousseau replicò sostenendo che il progetto potrebbe funzionare solo se tutti gli stati si mettessero d’accordo simultaneamente (visione di 3° immagine). Rousseau, però, non è completamente un realista di 3° immagine, perché parlando delle cause delle guerre e della pace introduce elementi di 2° immagine. Egli, infatti, distingue 2 tipi di contratto sociale:
1. buono, basato sulla Volontà generale
2. cattivo, basato sull’assolutismo
Da questa distinzione di 2° immagine dipende la politica estera di ciascuno stato. Per chiarire questo discorso, basti pensare al fatto che Rousseau scrisse 2 costituzioni ideali:
1. alla Polonia propone forme di difesa provocatoria, ossia un esercito molto forte, ma incapace di attaccare
2. alla Corsica propone l’isolazionismo internazionale.

Tratto da RELAZIONI INTERNAZIONALI di Elisa Bertacin
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