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Riflessioni sull'utilità della semiotica per gli storici

Prima di iniziare questa breve analisi, mi sono chiesta se la semiotica potesse essere utile agli storici. La risposta più sensata che sino ad ora ho trovato è che la consapevolezza delle strategie enunciative possa servire soprattutto a chi comunica la storia, a chi scrive manuali, a chi insegna, a trovare modalità didattiche nuove ed efficaci, capaci di interessare e coinvolgere un pubblico non esperto senza banalizzare i contenuti. Quello che come comunicatori e come storici abbiamo il dovere di cercare è infatti un modo di comunicare la storia che, pur semplificando la complessità del discorso,  non lo riduca a  una semplice narrazione di date, cause ed effetti; ma che, riprendendo Brusa, tenga conto degli «sciami causali», della «complicità tra effetti e cause», del fatto di vivere in un mondo globale e delle «storiografie mondiali». Che utilizzi la molteplicità dei canali a nostra disposizione oggi, integrando il manuale con contenuti multimediali. Che fornisca agli studenti  una cassetta degli attrezzi utile ad interpretare in modo critico la complessità del presente e a smascherare i tranelli delle strategie retoriche e delle strumentalizzazioni. E che nello stesso tempo renda la nostra materia più amata, più divulgabile. Si tratta di una sfida molto difficile, considerando il generale disinteresse nei confronti della storia e della cultura umanistica in genere, in una società che privilegia il fare sul sapere (e anche sul saper fare). In questa battaglia intellettuale che va fatta da parte degli storici e dei comunicatori, la semiotica può dare una mano.

Tratto da SAGGIO SUL MURO DI BERLINO di Isabella Baricchi
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