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Metz e il sintagma parallelo



L’inserto non diegetico presenta oggetti esterni all’azione, ed è tipico di Eisenstein per il suo valore comparativo, ma spesso, per più inserti, si scivola verso il sintagma parallelo; l’inserto soggettivo è presente in Murnau, ed ha lo stesso problema di non divenire sequenza, così come l’inserto diegetico dislocato (di cui è rarissimo vedere esempi); l’inserto esplicativo è frequentemente usato, ma come tutti gli altri inserti pone il problema di se considerare tali le sovrimpressioni (assenti però nel cinema hollywoodiano).
Il sintagma parallelo intreccia nel montaggio due motivi non collegati diegeticamente, quello a graffa intreccia “campioni” di un’attività diegetica unica senza collocarli cronologicamente; il sintagma descrittivo elimina la corrispondenza tra consecuzione schermica e diegetica, come nel finale di "L’eclissi" di Antonioni; il sintagma narrativo alternato mostra “inseguiti – inseguitori”, i due lati di una stessa vicenda. Il sintagma narrativo lineare comprende scena, sequenza a episodi e sequenza ordinaria; Metz definisce “scena” un sintagma in cui si ha “un insieme spazio-temporale senza soluzione di continuità”, che ricostruisce un’unità avvertita come continua attraverso piani frammentati (sequenza dell’aereo in Intrigo internazionale di Hitchcock); la sequenza è distinguibile in base al suo essere “a episodi”, ossia come il sintagma a graffa ma con una precisa scansione temporale, oppure “ordinaria”, che però rischia di confondersi con la “scena”, e comunque definita come sintagma in cui l’ellissi viene mostrata, e non celata come nella scena (mostrando solo i momenti significativi di un’azione, e non fingendo di mostrarla interamente).
La grande sintagmatica va relativizzata e superata, in quanto la disposizione delle sequenze narrativa non corrisponde (nei film odierni) a quella filmica; la nozione di piano-sequenza è una di quelle più discutibili e discusse, e tutte le configurazioni sintagmatiche di Metz sono incluse nel piano-sequenza iniziale di "I protagonisti" di Altman.

Tratto da SEMIOLOGIA DEL CINEMA di Massimiliano Rubbi
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