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Da Parson alla nuova sociologia della cultura


A partire dagli anni 30 si ha un declino nell'interesse per la cultura da parte dei sociologi. Le ricerche tra idee e struttura sociale, che avevano costituito il campo privilegiato da sociologia della conoscenza del periodo classico, subiscono un arresto. A ciò è conseguito l'assenza della sociologia della cultura come disciplina nelle università.
Negli anni 50, negli Stati Uniti, la prospettiva empirica e pragmatica della scuola sociologica di Chicago lascia spazio alla prospettiva dello struttural-funzionalismo elaborata da Parson (1902-1979), che mette in evidenza la struttura, cioè la società e il funzionalismo, cioè lo studio delle diverse funzione della società. Questa rappresenta il tentativo più importante di elaborare una teoria generale dell'azione sociale con l'obiettivo di conferire alla sociologia il riconoscimento di scienza autentica, definendone il posto accanto alle altre scienze dell'uomo. Questo grande sforzo teorico, che ha dominato la scena sociologica fino agli anni 60, attribuiva alla cultura un posto importante.
Parson si differenzia dal significato totale attribuito alla cultura dall'antropologia che, ancora alla fine degli anni 20, la concepiva come l’insieme dei costumi e delle abitudini acquisiti dall'uomo in quanto membro della comunità sociale. Nel far ciò si ricollega a Weber e Durkheim. Insieme ad alcuni antropologi, opera una restrizione dell'ambito semantico del concetto di cultura, e ne identifica il suo carattere astratto di costrutto e di strumento concettuale, che deve essere accettato e verificato, ma che non esiste come realtà immediatamente constatabile.
La cultura è costituita da sistemi strutturali o ordinati di simboli che sono gli oggetti dell'orientamento dell'azione.
Dalla sua interpretazione della cultura si possono rilevare due aspetti molto importanti: in 1° luogo l'accento si sposta dal carattere adattativo che la cultura possedeva nell'analisi antropologica delle popolazioni primitive (intesa come insieme di costumi che favoriscono la sopravvivenza di un gruppo sociale), al carattere normativo della cultura. Ora la cultura è definita come insieme dei modelli di comportamenti che la comunità sociale ritiene validi, su cui esiste quindi un consenso sociale e una condivisione, e che i membri di tale società sono tenuti a rispettare e a trasmettere alla generazione successiva. Questo aspetto normativo collega la cultura alle componenti motivazionali dell'azione, fornendo agli individui criteri in base ai quali orientare il proprio comportamento. Affinché la cultura possa svolgere questa funzione regolativa di bussola del comportamento, è necessario che si fondi su un sistema di valori. Ricostruire un sistema di valori significa formulare delle ipotesi e trovare degli indicatori in base ai quali ricostruire la struttura interna di questo sistema.
In 2° luogo, secondo Parson, è importante mantenere analiticamente distinte cultura e società. A livello generale di analisi Parson distingue quattro sottosistemi che intervengono nell'azione sociale: la personalità, la cultura, il sistema sociale e l'organismo biologico.

Tratto da SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI di Manuela Floris
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