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Teoria dell'anomia, Robert Merton


TEORIA DELL'ANOMIA (teoria della tensione di Merton):  Il concetto di anomia è legato ai lavori di Merton e Durkheim. Quest'ultimo introdusse il termine nel libro sulla divisione del lavoro sociale, per indicare la deregolamentazione, lo svuotamento e l'inefficacia di significato delle norme in una società. Convinto che questo portasse ad un aumento della devianza. L'anomia è costante nelle società contemporanee secondo il Nostro, perché queste ultime caratterizzate da disgregazione sociale, a sua volta causata dalla complessità della società organica moderna.
Ma in questo capitolo ci occuperemo di Merton e della sua teoria.

Il contesto:  La grande depressione, anni 30, e il concetto di anomia di Durkheim, ispirò la connessione dei concetti di devianza e struttura sociale. Merton inoltre subì le influenze, innanzi tutto di Parson, suo maestro e fautore dello struttural-funzionalismo quest'ultimo considerava la società come il risultato di un equilibrio di forze che serviva a produrre ordine, il venir meno di questo equilibrio strutturale avrebbe prodotto disgregazione sociale.

La prospettiva teorica: Merton sosteneva che la devianza era prodotta da anomia, a sua volta prodotta dalla tensione tra struttura culturale(la spinta al raggiungimento di mete importanti per tutti, attraverso mezzi appropriati e/o legali , come la scuola il lavoro l'onestà, ecc) e struttura sociale (le reali possibilità di raggiungere quelle mete che spesso, sono bassissime specie per le classi meno abbienti ).
Per adattarsi dunque ai valori culturali della società gli individui hanno diversi modelli di comportamento che sono portati a seguire:
Il primo è la conformità: che consiste nell'accettazione delle mete e dei mezzi (anche se insufficienti). Questo dei diversi modelli di comportamento è l'unico che rientra nella legalità.
Il secondo è l'innovazione: da chi ambisce alle mete, ma cerca di raggiungerle rifiutando i mezzi legali, ma bensì attraverso mezzi illegali.
Il terzo è il ritualismo: ovvero di chi abbandona le mete, ma resta attaccato alle norme sui mezzi. (mi accontento di quello che ho). Il mezzo (lavoro) viene visto come un fine in sé, non come mezzo per il successo.
Il quarto è la rinuncia: sia dei fini che dei mezzi, è quella dei mendicanti senza fissa dimora, dei tossico dipendenti ecc.
L'ultimo modello di comportamento, è la ribellione: ossia il rifiuto dei mezzi e dei fini, e la loro sostituzione di altri mezzi e altri fini.

Questa è una teoria positivista, ed anche strutturale, concentra l'analisi sulla struttura sociale e sulla sua funzione di generare tensioni e anomia, infatti è anche definita come  macro teoria, e come teoria funzionalista.

Tratto da SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA di Antonio Grisolia
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