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Concetto di comunicazione

La società moderna è stata definita come società della comunicazione. L’invenzione della carta stampata determinò una svolta nella comunicazione. La graduale frammentazione della società moderna ha avviato un cambiamento delle modalità e dei luoghi della comunicazione. La scuola di Francoforte ha sottolineato il pericolo dell’eccesso di comunicazione che porta a processi di appiattimento e omologazione. Una comunicazione maggiore potrebbe determinare una minore comunicazione. L’uomo non è capace di assorbire una quantità illimitata di informazioni e ha un attenzione limitata quindi l’eccesso di informazione finisce per autodistruggersi. La comunicazione è un processo che limita, selezionandoli nelle varie situazioni, criteri praticabili di interpretazione. Crescente è l’incomunicabilità. Un processo comunicativo che coinvolge due soggetti, emittente e destinatario presuppone una serie di elementi che assicurino il processo. Se per comunicazione si intende un modo di porre dei limiti alle possibilità di interpretazione allora la vera comunicazione non può essere interpretata in modo illimitata. La conoscenza ipotetica delle intenzioni dell’altro è comunque un elemento importante per la comprensione del messaggio. Da un punto di vista sociologico l’azione comunicativa è un particolare tipo di azione sociale. In generale l’interpretazione del messaggio dipende dal contesto comunicativo. Il significato dei messaggi è comprensibile solo all’interno del contesto dove ha avuto origine. Quanto al canale attraverso cui passa il messaggio è uno strumento complesso e l’atto comunicativo viene già in partenza modificato profondamente a seconda delle sue caratteristiche. Destinatario si impegnerà comunque nell’attività di decodifica non assumendo un atteggiamento passivo. In mancanza di un codice comune si creeranno degli equivoci. L’equivoco è un difetto di comprensione che rende la semplice comunicazione assai più complessa da venire meno il presupposto di una chiave interpretativa comune. Per comprendere un agire comunicativo oltre che alla conoscenza del contesto e alla conoscenza delle intenzioni occorre che vi sia un codice linguistico comune. Parliamo di codice linguistico comune, possiamo pensare ad una tabella fissa in cui troviamo i segni e ciò che esprimono. Non basta conoscere la lingua ci sono sottolinguaggi gergali. La tabella dei significati è quindi lo schema base della comunicazione ma non esaurisce il processo comunicativo. I codici possono essere diffusi oppure, come il gergo, destinati a un certo gruppo. L’agire comunicativo  (telecronista) è  colui che comunica la chiave della sua stessa interpretazione; l’agire sociale (calciatore). L’istituzione da delle regole che tutti gli atti comunicativi sono  regolari, ma le regole si rivelano concretamente nelle diverse situazioni. Nell’ambito delle regole della comunicazione occorre distinguere tra regole che si applicano agli atti comunicativi e regole convenzionali che determinano l’uso di queste regole. Un principio indiscutibile è la SINCERITA’ che comporta l’impegno da parte di A a dire tutto ciò che pensa a B. paradossalmente la assoluta sincerità viola tutte le regole di una buona comunicazione. Il problema della sincerità è nella comunicazione un problema fondamentale. La sincerità va tenuta presente solo in certe situazioni come valore positivo. La comunicazione non sempre si realizza in modo integrale. Gli strumenti di comunicazione sono soggetti ad autocensura. La comunicazione è una selezione per cui prima di dire A filtrerà il suo pensiero. Possiamo affermare che la società sopporta solo in misura relativa il valore della sincerità. Il concetto guida per il sociologo è quello dell’armonia dei rapporti piuttosto che dell’autenticità. Una società non deve essere priva di conflitti ma deve saperli gestire. La comunicazione solo in casi particolari può essere autentica, ma può essere per lo più ispirata a regole opportunistiche rispetto allo scopo. In base a quanto detto il comunicatore più bravo non sarà il più sincero bensì il più efficace. L’efficacia di un atto comunicativo si misura rispetto alla sua capacità di raggiungere lo scopo. Vi sono regole che garantiscono una copertura se e in quanto il soggetto comunicatore ricopra un certo ruolo. Importante è ricercare quelle regole che sono alla base di atti comunicativi imperativi o persuasivi. Vi sono anche regole che consentono in particolare all’attore di accrescere o diminuire quel minimo di autorità che gli deriva dal ruolo. Laddove si tratta di realizzare una comunicazione di tipo imperativo in cui è necessaria una certa motivazione all’obbedire spesso si cerca di sommare l’autorità istituzionale all’autorità situazionale, in modo che la situazione e l’istituzione convergano. In una comunicazione non interessa stabilire cosa dicono le persone in risposta a certi atti comunicativi  quanto piuttosto come si comporta B quando parla A e viceversa. Le regole istituzionali sono fondamentali per regolare gli atti comunicativi ma anche per l’esistenza delle stesse istituzioni in quanto garantiscono un certo minimo di autorità che può aumentare applicando regole situazionali. L’ideologia serve in parte a richiamare l’attenzione su quei fattori che giustificano delle distorsione nel momento della comunicazione. Una particolare variante del concetto è quella in cui entrano quei fattori che giustificano la difformità tra ciò che si pensa e ciò che si dice (ideologia di ceto). Si parla di ideologia di ceto quando gli interessi come l’avere sempre più spazio vengono e ciò avviene quasi sempre mascherati da affermazioni che pongono in connessione gli interessi di ceto con interessi generali. È il caso dei pubblicitari. Una diversa ipotesi in cui la distorsione è tra ciò che è e ciò che si dice è rintracciabile nella stampa. L’ideologia può essere intesa come scostamento generalizzato tra ciò che si penso e l’interesse dichiarato (si parla così di ideologia di ceto) oppure come scostamento tra ciò che si dice e ciò che realmente è manipolazione della realtà). La dimensione ideologica è sempre presente e che solo accettandone l’esistenza si può cercare di ridimensionare gli effetti diffondendo tra coloro che si occupano professionalmente di messaggi comunicativi l’ipotesi che i messaggi coi quali si ha a che fare sono messaggi che vanno interpretati quali possibili emanazioni dirette o indirette di qualche ideologia di gruppo. Non ogni ideologia è bugia, questa ultima si attiene alla sfera individuale è uno scostamento voluto dalla realtà. Il messaggio può essere reale, poco diverso dalla realtà e diverso. L’attendibilità delle fonti è peraltro un elemento importante per controbilanciare il pericolo ideologico. La contrapposizione fatto-opinione è di comodo e riguarda da un lato i fatti pure e dall’altro le opinioni svincolate dai fatti. Non esistendo alcun fatto puro separato dall’opinione e nessuna opinione prima prima separata dal fatto. Le modalità di trasfigurazione della realtà sono diverse e l’ideologia è solo una di queste. Partendo dalla realtà ci sono 2 tipi di trasfigurazione di tipo IDEOLOGICO e motivata da interessi collettivi e di tipo ESPRESSIVO motivata da sentimenti. Si può definire l’ideologia come uno strumento adeguato a far apparire indebitamente gli interessi come ideali insomma l’ideologia è una maschera di interessi. Abbiamo visto quanto siano importanti la ideologia ed i valori ad essa connessi in una situazione di conflitto comunicativo. 

I valori sono preferenze condivise e legittimate da una determinata collettività. La comunicazione per quanto complicata è essenziale per la vita. L’uso del linguaggio non comporta un atteggiamento passivo poiché permane una possibilità di scelta benché articolata su tre livelli: 
1. La scelta tra il comunicatore e il non comunicatore; 
2. La selezione progressiva tra le diverse alternative possibili; 
3. La definizione della situazione in base alle selezioni che sono state compiute. 

La coerenza risulta essere il criterio principe nell’opera di interpretazione. 

Tratto da SOCIOLOGIA GENERALE E CONTROLLO SOCIALE di Anna Carla Russo
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