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Economia e società in Francia al tramonto della monarchia


L'avvento di Luigi XVI sul trono francese(1774) coincise con l'inizio di un periodo di difficoltà e malessere per l'economia del paese.
I punti deboli di questo sviluppo erano la scarsità della produzione di carbone,il ritardo nella meccanizzazione dell'industria tessile,la mancanza di un'organizzazione creditizia efficiente e moderna e soprattutto il carattere arretrato dell'agricoltura;le terre della nazione erano del 10% per il clero,il 20% alla nobiltà,il 30-40% alla borghesia e il rimanente 30-40% ai contatini.
La percentuale del suolo posseduta dai coltivatori diretti era più elevata in Francia che in Inghilterra,ma il suo frazionamento era tale che alla fine dell' "ancièn regime" solo una piccola minoranza poteva vivere del proprio ricavato agricolo.L'aumento dei prezzi agricoli non fece altro che aggravare le masse lavoratrici.
Accanto alle cause oggettive di disagio economico,vi erano anche reazioni soggettive che minacciavano l'equilibrio sociale della nazione:
tendenza di molti signori e dei loro agenti a ripristinare i diritti feudali,
l'aumento delle imposte dopo il 1780,
la parziale attuazione di misure invocate dalla dottrina fisiocratica,
l'abolizione degli usi collettivi e l'accorpamento degli appezzamenti in grandi aziende.
A questo tradizionalismo delle masse si mescolano echi confusi e distori delle ideologie illuministe quali l'eguaglianza de diritti o la sovranità popolare anche se nella Francia di questo periodo non c'era un distacco accentuato tra borghesia e nobiltà.
Più che divisione sociale,il paese era attraversato da molteplici linee di tensione che la crisi politica era destinata ad aggravare e a far esplodere.

Tratto da STORIA MODERNA - 1492-1948 di Selma Aslaoui
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