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La Cina sotto le dinastie Ming e Manciù

 
I popoli dell'Asia avevano dato vita a grandi e millenarie civiltà,per molti aspetti più evolute.
La più antica e la più prestigiosa era quella del "Celeste Impero"cinese,che proprio nell'età moderna raggiunse la sua massima estensione.
Tra il 1400 e il 1600 la popolazione cinese si era raddoppiata da 80 a 160 milioni di abitanti; un tale sviluppo era stato possibile nelle regioni meridionali bagnate da grandi fiumi e la coltura del riso. Accanto a esso vi erano altre coltivazioni come quelle del tè e del cotone.
In Cina ebbero origine inoltre molte scoperte importanti come la bussola ad ago magnetico,la carta,la stampa e la polvere da sparo.  Anche il commercio conobbe tra XIV e XVI secolo un grande sviluppo in direzione del Giappone,dell'Indonesia e India.
Politicamente la Cina era governata dalla dinastia Ming (1368-1644) che trasferì la capitale da Nanchino a Pechino;il potere era incentrato nelle mani dell'imperatore "il figlio del cielo".L'esecuzione degli ordini imperiali nelle 15 province in cui era divisa era affidata ad una classe di letterati-burocrati,ma la crescente pressione fiscale e l'incremento demografico portarono il paese in un periodo di grave carestia. Di questa situazione ne approfittarono i Manciù (abitanti della manciuria) per invadere la Cina occupando la capitale,dove l'ultimo imperatore Ming si tolse la vita.
Ebbe inizio così la dinastia Q'ing destinata a regnare fino al 1911.
I manciù imposero la propria superiorità di popolo ma il loro numero era troppo scarso per mantenere una distinzione etnica,perciò fu mantenuta la burocrazia cinese che era presente in precedenza;inoltre fu ripristinata la tradizione confuciana con l'editto sacro promulgato nel 1669 dall'imperatore K'ang-tsi (1622-1722).

Tratto da STORIA MODERNA - 1492-1948 di Selma Aslaoui
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