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La storia della famiglia nello studio

La storia della famiglia nello studio


Il comportamento demografico delle coppie rappresenta solo un aspetto della storia della famiglia che negli ultimi decenni è diventata un punto d’incontro di molte discipline. I documenti come gli stati delle anime illustrano non solo i nuclei famigliari ma anche le dimensioni e la composizione degli aggregati domestici.
Per lo studio della popolazione ha avuto un grande successo la classificazione elaborata dal Gruppo di Cambridge, diretto da PETER LASLETT, che ha distinto cinque tipi di aggregati:
1) Famiglia “nucleare”, composta solo da due coniugi ed eventuali figli;
2) Famiglia “estesa”, dove ai coniugi e agli eventuali figli sia aggiunge almeno un altro convivente(ad esempio un fratello o un genitore di uno dei due coniugi);
3) Famiglia “multipla”, caratterizzata dalla compresenza di almeno due nuclei;
4) Famiglie “senza struttura”, alla cui base non c’è un rapporto matrimoniale;
5) I “solitari”, quelli che noi oggi definiamo “single”
Laslett, alla fine degli anni Sessanta, avanzò la tesi che durante il periodo dell’Antico Regime fosse predominante il modello di famiglia nucleare, ma man mano che si completavano le ricerche nei vari paesi, il quadro si faceva sempre più complesso.
Successivamente lo stesso Laslett, insieme a John Hajnal, distinsero due diversi modelli matrimoniali e familiari :
1)  il primo, tipico di molti Paesi dell’Europa nord-occidntale, si basava su tre regole: innanzi tutto sia gli uomini che le donne si sposavano abbastanza tardi ed un numero consistente sia di uomini che di donne non si sposavano affatto. In secondo luogo gli sposi seguivano la regola della residenza neolocale dopo il matrimonio (mettevano su casa per conto loro) e quindi davano origine ad una famiglia nucleare.  Infine, prima del matrimonio un gran numero di uomini e di donne passava qualche anno fuori casa al servizio di un’altra famiglia.
2) Il secondo modello era diffuso soprattutto nell’Europa orientale e meridionale e, a differenza del primo, prevedeva un matrimonio abbastanza precoce e una residenza patrilocale (ovvero la convivenza degli sposi con i genitori del marito) escludendo il servizio prepuziale presso altre famiglie.
    Per analizzare questi modelli bisogna tener conto anche del fattore economico, in quanto la famiglia non rappresentava solo un’unità di consumo, ma era prima di tutto un’unità di produzione. Le famiglie contadine, quasi ovunque costituivano la maggioranza della popolazione, e assumevano strutture diverse a seconda dei meccanismi ereditari: la divisione del patrimonio in parti uguali tra i figli maschi tendeva a favorire la formazione di famiglie nucleari, mentre la successione al podere di un solo figlio tendeva a favorire la formazione di una famiglia ceppo (cioè alla convivenza dell’erede e della moglie con i genitori di lui).
Le dimensioni dell’aggregato domestico andavano anche in base al fondo coltivato (sia di proprietà che in affitto).
Le questioni economiche naturalmente non riguardavano solo gli strati bassi della società, ma anzi, nelle èlites le questioni patrimoniali tra coniugi, la successione, la dote, assumevano una maggiore rilevanza e complessità.

Tratto da STORIA MODERNA - 1492-1948 di Selma Aslaoui
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