I nuovi schieramenti politici, Amendola e Ingrao

Dopo la morte di Togliatti Luigi Longo era stato eletto nuovo segretario del partito, in attesa che un vero leader fosse scelto. Durante la sua direzione la sinistra – capitanata da Ingrao – e la destra – capitanata da Amendola e Napolitano – del partito si fronteggiarono. Per Amendola l'apertura a sinistra era stata chiaramente un fallimento; il PSI avrebbe abbandonato la sua sfortunata alleanza con la DC e si sarebbe nuovamente mosso a cooperare con i comunisti. Per sottolineare la necessità dell'alleanza, Amendola arrivò a proporre la fusione tra PSI e PCI e mise in evidenza che il futuro della sinistra non era socialista ma democratica.
Ingrao, di contro, fece un'analisi parecchio pessimistica e diversa. Per lui il vero pericolo non era l'esclusione dal governo ma il graduale scivolamento verso posizioni socialdemocratiche. Il socialismo doveva rimanere all'ordine del giorno ma questo sarebbe stato possibile solo se il PCI avesse resistito alle sirene del riformismo progressista. Per fare questo il partito doveva diventare più democratico e rigettare l'idea del centralismo democratico. Vinse però la destra, anche perché lo schieramento di Ingrao non era organicamente organizzato, oltre al fatto che i nuovi dirigenti del partito – Longo e Berlinguer – erano più vicini ad Amendola.

L'Emilia – Romagna negli anni '60.

Le regioni rosse dell'Italia centrale furono il solo luogo dove i comunisti poterono esercitare negli anni '60 un potere reale; da qui essi poterono offrire una diversa visione della politica moderna. Una nuova generazione di dirigenti locali prendeva le redini contemporaneamente ai giovani turchi della DC, ma qui i risultati furono assai diversi. Guido Fanti, consigliere comunale dal 1957, il 2 aprile 1966 viene eletto sindaco di Bologna: Fanti prende quindi il posto di Giuseppe Dozza, anche lui comunista.