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Gli USA e il centrosinistra : J. F. Kennedy


Nel gennaio del 1961 era diventato presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy, il quale pose fine agli eccessi della guerra fredda che in Italia erano stati interpretati dall'ambasciatore Clare Boothe Luce. Kennedy iniziò a sondare cosa bolliva nella pentola italiana, spedendo Averell Harriman a Roma. Harriman disse a Kennedy che la soluzione più auspicabile era un deciso appoggio alla sinistra, in particolare al PSI; un atteggiamento contrario avrebbe spinto i socialisti tra le braccia dei comunisti, mentre una solidarizzazione statunitense con loro avrebbe contribuito ad isolare i comunisti. Di uguale parere era il consigliere di Kennedy, lo storico Arthur Schlesinger, che avrà un notevole ruolo nell'incoraggiare i fautori dell'apertura a sinistra.
Ma non tutti erano d'accordo con queste idee. Il Segretario di Stato Dean Rusk era più propenso ad una politica di neutralità, e dello stesso parere era l'ambasciatore a Roma Frederick Reinhardt; addirittura l'addetto militare dell'ambasciata, Vernon Walters, propose un intervento armato nel caso si fosse formato un governo socialista in Italia. Uguale opinione del responsabile CIA a Roma, Karamessines, un uomo che avrebbe avuto importanti ruoli nella preparazione del futuro colpo di stato greco.
Kennedy era d'accordo sull'apertura alla sinistra ma non intendeva inimicarsi Rusk per una questione che non era comunque di politica interna. L'assenza di un veto americano sulla formazione di un'alleanza DC – PSI, comunque, fu determinante per i successivi sviluppi della politica italiana.

Tratto da STORIA CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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