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Guerra fredda. Berlino e Cuba



Gli USA vogliono difendere la credibilità della loro immagine di potenza, mentre l'urss vede nel terzo mondo l'occasione per espandere la sua influenza. L'URSS post staliniana è' guidata da nikita krusciov, che invoca una coesistenza pacifica che eviti il pericolo di guerre. Ma al tempo stesso proclama di voler appoggiare le guerre di liberazione nazionale del 3° mondo. Alle soglie degli anni 60 il confronto si fa teso. Durante la presidenza di john kennedy (60-63) l'america vuole crescere economicamente per legare le nuove nazioni all'occidente. Si persegue l'obiettivo con programmi di aiuti e con impegno militare per sconfiggere guerriglie. Restava problematica la condizione di berlino, porta aperta per chi voleva emigrare in germania est. La tensione diplomatica diviene scontro nel 61, risolto con la costruzione del muro di berlino, con cui la germania est sigilla la sua frontiera. Il muro diviene simbolo dell'oppressività dei regimi. Nell'ottobre 62 il rischio della guerra è a cuba. Ostili sin dall'inizio alla rivoluzione castrista del 59, gli USA avevano tentato di rovesciarla con un fallimentare sbarco di esuli anticastristi nella baia dei porci, nel 61. Cuba era molto legata all'urss. Nell'estate 62 i russi installano segretamente basi missilistiche per bombe atomiche a cuba. Gli USA intimano di smantellarle ed impongono un blocco navale attorno all'isola. Gli USA temevano che cedendo potessero scatenare effetti a catena nel 3° mondo. Dopo giorni di tensione krusciov accetta di smantellare i missili in cambio dell'impegno a non invadere cuba e ritirare alcuni missili nato dalla turchia. Questa cosa convince comunque l'urss ad avviare un programma di riarmo per giungere a una parità nucleare.

Tratto da STORIA DEL NOVECENTO di Dario Gemini
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