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"Nerone", "Quo vadis?" e "Cabiria"


Si cerca di porsi all’altezza delle grandi scuole figurative del passato; si inizia ad ideare una serie di film di carattere ponendo problematiche di orchestrazione delle masse, costruzione dell’immagine, organizzazione dello spazio…
"Nerone" (Maggi 1909) è considerato archetipo del genere, riferimenti alla pittura neoclassica e valorizzazione dei movimenti di masse di comparse. Si realizzano La caduta di Troia, l’Odissea l’Inferno Si sfruttano soprattutto i fasti romani ed i miti della fondazione, fortificando un’identità nazionale che sfocerà nel nazionalismo fascista con il culto della romanità.
Tra il 1912 e 14 si assiste ad una megalomania scenica che propone la rappresentazione di ogni epoca storica con soluzioni grandiose.  Con "Quo Vadis?" (  Enrico Guazzoni) La cines mette in atto strategie di lancio avanzate: cessione dei diritti delle fotografie per appositi romanzi, redazione di veline esplicative sulla lavorazione. Il film esalta la dialettica individuo folla e si appoggia ai modelli del melodramma, riscuote un successo tale da rimanere in cartellone a New York per 22 settimane.
Con "Cabiria" (Giovanni Pastrone) montaggio e macchina da presa cominciano a far sentire la presenza registica si ha per la prima volta un uso significativo del carrello e del primo piano; è la il vertice della parabola, D’Annunzio ne scrive le didascalie e  assume la paternità dell’opera per una geniale trovata pubblicitaria.

Tratto da STORIA DEL CINEMA ITALIANO di Asia Marta Muci
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