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Verso il neorealismo. Nasce l'Anica


All’indomani del fascismo, l’Italia è un paese da ricostruire. L’industria cinematografica è rasa al suolo, per questo si saluta Roma città aperta come il film delle difficoltà superate, tutto è improvvisato con mezzi fortuiti. Nasce dunque l’Anica nel 1944, l’associazione nazionale industria cinematografica ed affini, l’impresa tenta di arginare la colonizzazione ad opera del cinema americano e alla regolamentazione dell’intero sistema commerciale. Il nuovo cinema è simbolo della volontà di riscatto, non vuole nascondere nulla vuole testimoniare e dare visibilità a un paese povero. Essendo cinecittà adibita a campo profughi dagli americani, i registi scendono in strada con la macchina da presa. Si tenta di annullare la personalità autoriale e registica rendendosi sempre più invisibili; dal 1945 i maestri del neorealismo vengono acclamati come garanti della qualità del made in italy facendo da apripista ai successivi trionfi a tutto campo che avrà questa tipologia di brand. Nel frattempo gli americani tentano di stroncare ogni rinascita attraverso una politica diffamante che mira a inserire la produzione italiana esclusivamente in un progetto fascista, esortando all’aiuto nella ricostruzione dell’Italia in ogni settore escluso quello cinematografico in cui l’influenza fascista è stata maggiore. Dal 1949 ci sarà una ripresa della produzione data da una nuova regolamentazione che destina fondi all’industria cinematografica incentivandola in vari modi e controllando l’importazione. E’ da sottolineare la mancanza di epurazione per i registi che hanno aderito al fascismo e Salò in linea con le politiche di tolleranza da sempre tenute. Gli americani cominciano ad offrire cinema di qualità sempre più scadente tuttavia la chiesa inasprisce la censura sul cinema italiano mostrandosi più indulgente su quello oltreoceanico e rendendo inaccessibili le sale parrocchiali alle pellicole nostrane.
Dopo i successi dei primi tentativi neorealisti si vedono dal 1947 i primi segni della riscossa interna. Si sottende alla mancanza dei fondi attraverso una attenta politica di co-produzioni a livello europeo e controllando gli accessi del cinema d’importazione. Nel 1949 si intravede il rientro nel mercato competitivo dei produttori italiani aiutati da interventi governativi che mirano però a cambiare la tendenza neorealista verso un cinema che non presenti tematiche scomode e opti per un raffreddamento ideologico.
Nonostante qualche successo  neorealista, il film del dopo guerra vedono affermare gli incassi su film musicali, drammatici avventurosi e comici.

Tratto da STORIA DEL CINEMA ITALIANO di Asia Marta Muci
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