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I due concili di Efeso - 431/449 -


Vescovo di Costantinopoli divenne nel 428 Nestorio. La sua elezione riscatena un'ondata di conflitti. Lungo il IV secolo il dibattito si era incentrato sulle due nature di Cristo, la divina e la umana. La tesi difisita rischiava di portare ad una vera e propria dualità e di compromettere l'azione del Salvatore, che se fosse stato pienamente umano nel quale abita la divinità non potrebbe redimere e purificare. La tesi monofisita, che attribuisse a Cristo la sola natura divina, riduceva l'umanità ad apparenza o forma, senza natura o anima umana, negando la incarnazione di Cristo in uomo.
Nestorio era un monaco di Siria legato dottrinalmente alla scuola di Antiochia, discepolo di Teodoro di Mopsuestia e in potenziale disaccordo con la scuola teologica di Alessandria. La sua polemica nasce sul termine theotòkos ossia madre di Dio, attribuito alla Vergine Maria. In questo termine, dice Nestorio, è insito il rischio di attribuire alla natura divina nascita e morte, capacità di soffrire e mutarsi, e dunque il rischio di dissimulare deviazioni di stampo ariano o apollinarista. Il vocabolo era preniceno e fino ad allora era stato adottato senza sospetti.
Ad Alessandria era adesso vescovo Cirillo (412 – 444) nipote tale e quale allo zio Teofilo. A Nestorio Cirillo obiettò che se Cristo è Dio, la Vergine che l'ha partorito non può non essere la madre di Dio. Fu convocato un Sinodo a Roma nel 430 e il papa condannò le tesi nestoriane senza probabilmente averne piena consapevolezza. Cirillo divulgò la sua posizione in dodici proposizioni o anatematismi e siccome Nestorio non ritrattava le proprie tesi, Teodosio II organizzò il concilio di Efeso, fissandolo al 7 giugno del 431. Si contrapponevano le seguenti due tesi:
- Tesi nestoriana monofisita: Gesù possiede due nature distinte congiunte (non unite) moralmente. Maria è madre di Gesù non Madre di Dio. Il verbo divino non si è incarnato e morto sulla croce.
- Tesi cirilliana difisita: Gesù possiede natura umana e divina, secondo la formula, da lui inventata dell “unione ipostatica”
È però una terminologia che radicalizza due posizioni in realtà né contrastanti né molto lontane l'una dall'altra. Al concilio di Efeso I non ci fu un vero dibattito. Cirillo pilotò il Concilio con i parabalani, estromise il legato imperiale, non fece presentare Nestorio e lesse le proprie tesi, leggendo le più polemiche tra le risposte di Nestorio, condannandolo e deponendolo .
Giunti i legati papali di Celestino I accettarono le decisioni, ma un gruppo di vescovi orientali guidati da Giovanni di Antiochia riunirono un contro sinodo e deposero Cirillo e Memnone, vescovo di Efeso suo alleato. Teodosio II allora depone Nestorio, Cirillo e Memnone e scioglie il Concilio, ma le conseguenze furono negative solo per Nestorio.
Teodosio II convoca Simeone lo Stilita e convince Cirillo e Giovanni di Antiochia a tornare sui loro passi. Giovanni accetta la deposizione di Nestorio e l'attributo di theotòkos della Vergine Maria; Cirillo ritira gli anatemi lanciati a Nestorio. Morti Giovanni nel 442 e Cirillo nel 444, i conflitti si riaprirono. Eutiche, abate di un monastero costantinopolitano, accentua con scarsa speculazione il carattere monofisita del nestorianesimo e trova appoggio nel ministro Crisafio. Eutiche negava la consustanzialità di Cristo con la natura umana, dunque Gesù possedeva una sola natura frutto dell'assorbimento in quella divina, di quella umana, che, quindi, era solo apparente. Nel 449 viene così proclamato il secondo Concilio di Efeso, passato alla storia come il brigantaggio o latrocinio di Efeso. Infatti, il vescovo di Alessandria, Dioscoro, fu peggiore di Teofilo e Cirillo. Dioscoro era a favore di Eutiche e presiedendo il Concilio impedì un reale dialogo, impedendo la lettura dei testi di papa Leone e l'arringa di Eusebio di Dorileo, il più accanito contestatore di Eutiche. Eutiche fu riabilitato e con la scusa di sentirsi minacciato Dioscoro fece bastonare il vescovo di Costantinopoli Fabiano, che fu poi imprigionato e morì poco dopo.

Tratto da STORIA DEL CRISTIANESIMO ANTICO di Gherardo Fabretti
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