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Cultura e comunicazione tipografica

L’invenzione di Gutenberg dal 1455 ha avuto effetti rivoluzionari culturali, economici e sociali.
Ci troviamo nel periodo dell’Umanesimo che diede impulso in Italia alla letteratura di Dante, Petrarca, Boccaccio, coltivata poi da scuole e accademie; intanto il greco si diffonde in Italia quando arrivano i dotti bizantini. L’idea, innovativa rispetto alla tradizione medievale, è la piena valorizzazione della persona. Urbanistica,architettura e pittura prendono il volo con Brunelleschi, Alberti, Giotto, Leonardo ecc.. che rappresentano la cultura quattrocentesca.
Da questa rinascita prende il via il “Rinascimento” e storia faranno le opere politiche di Machiavelli, il cortigiano esemplare di Castiglione, gli affreschi di Perugino, Raffaello,Tiziano.
Il rinascimento italiano si espande anche nei paesi europei soprattutto nelle università.
L’economia monetaria sostituisce quella naturale; il denaro finanza lo sviluppo delle grandi compagnie commerciali soprattutto i banchi di Firenze e Genova. Nascono le corporazioni.
Il quadro politico ferve di novità: il nepotismo papale; le città in preda a fazioni diventano signorie ereditarie; la pace di Lodi e la Lega italica assicurano quarant’anni di pace spiccano le figure degli Sforza a Milano, gli Angioini a Napoli e Lorenzo il Magnifico.
Le scritture degli atti commerciali cominciano ad essere scritte in volgare e non più in latino.
La tecnica tipografica nacque a Magonza (Germania) per merito di Gutenberg ; la stampa moltiplicando industrialmente le copie offre un rivoluzionario strumento di istruzione e comunicazione al mondo. Egli capì di dover usare il metallo per i caratteri mobili che sono poi la vera innovazione: in una matrice con il calco vuoto della lettera, veniva versato il piombo fuso per ottenere dei caratteri in serie; lunghi parallelepipedi con la lettera in testa,allineati e legare insieme a formare parole e righe e poi righe su righe a dare la pagina: su questi si stendeva l’inchiostro , si appoggiava il foglio e si faceva scendere il torchio ottenendo lo stampato. L’applicazione industriale del prodotto portò Gutenberg a chiedere un finanziamento a Johann Fust, ma non andando molto bene gli affari dovette estinguere il debito e cadde in rovina; nel ’56 Fust si associa all’aiutante di Gutenberg, Peter Schoeffer che conosceva la tecnica tipografica e realizzò il primo libro a stampa passato alla storia come la Bibbia di Gutenberg. Gutenberg preferiva carta italiana.
La diffusione in Europa della tecnica stampata si deve ai moti politici provocati dalla ribellione al Papa del principe-vescovo di Magonza che finì con l’espulsione della fazione perdente compresi i mastri tipografi che cominciarono a girare l’Europa approdando a Norimberga, Parigi e Anversa ; due artigiani arrivarono poi al monastero benedettino di Subiaco e dopo tre anni si trasferirono a Roma dove aprirono la prima tipografia.

Il tipografo Aldo Manuzio


Ma fu Aldo Manuzio a Venezia a comprendere il potenziale dell’invenzione di Gutenberg, il primo editore che incominciò a produrre testi più allettanti per allargare la cerchia dei lettori facendo di Venezia il centro più importante d’Europa nella produzione libraria; per questo mestiere che si inventò si avvalse dell’aiuto finanziario del suo ex allievo Alberto Pico e di esperti nei materiali e accorti lettori di manoscritti; in sei anni pubblica sedici volumi in greco e rivaluta la produzione filosofica e scientifica greca. Rilevanti sono le innovazioni strutturali: la numerazione delle pagine, il testo in volgare, le illustrazioni; Manuzio si inventa il carattere corsivo e il piccolo formato, contrassegna le sue edizioni con il logo editoriale e i suoi libri giungono nelle mani dell’uomo comune, i petrarchini di Manuzio con i caratteri in tondo e corsivo, furono adottati dalle tipografie di mezza Europa. Egli si arricchì con la stampa.
Il libro divenne così un oggetto commerciabile. Il procedimento tipografico fa crollare il prezzo dei libri, si allarga una rete di distribuzione e di vendita e nasce l’imprenditore che avvia la produzione in serie, intreccia reti commerciali di trasporto e di vendita.
Nel panorama internazionale del ‘500 primeggia Venezia. La concorrenza di mercato e l’abbondanza di stampatori attirò anche gli autori che compensati dall’editore-tipografo potevano sottrarsi alle dipendenze del principe, anche se nel 1547 l’Inquisizione veneziana fa rallentare lo sviluppo del libro vietando di stampare in ebraico. Agli inizi del ‘500 erano già 250 le città europee dotate di tipografie: i best seller erano la Bibbia e l’Imitazione di Cristo, gli autori più letti Erasmo, Lutero e Ariosto.
Nel secolo successivo la capitale del libro diventa Amsterdam perché Venezia perde il suo ruolo di regina dei mari a vantaggio degli olandesi che si spostano sulle rotte del Nuovo Mondo. Importante fu la famiglia Elzevir che aggiunse un nuovo carattere, l’elzevir.
I tipografi olandesi compresero l’importanza dei libri di viaggio e delle carte geografiche; ulteriore ragione dello sviluppo editoriale fu la tolleranza religiosa.

Londra: capitale della stampa


Nel ‘700 la capitale della stampa trasloca a Londra dove lo sviluppo avviene ad opera della pubblicazione di giornali e dei lauti compensi per gli autori. Per quanto riguarda i contenuti ai temi religiosi se ne affermano altri laici legati alla curiosità e alla bellezza.
Con il Barocco la forma del libro si fa ampollosa, con incisione su rame. Alla fine del ‘700 arriva la litografia e nasce il libro ricco di illustrazioni o di sole immagini.
Non mancano però opinioni controverse e opposti interessi: rallentano le tipografie in Russia  e negli altri paesi di alfabeto cirillico dove solo il clero sapeva leggere e scrivere.
Ancora a metà del ‘500 a Istanbul è peccaminoso stampare libri religiosi. Posizioni estreme non mancano nell’Europa occidentale. A Firenze prosperava ancora alla fine del ‘400 uno scriptorium diretto da Vespasiano da Bisticci i cui libri puntavano a differenziarsi al massimo per soddisfare un ristretto target con superiori possibilità di spesa; personaggi di rango non concedevano i loro testi alla stampa, anche Leibnitz pensava male dei libri perchè la gente si sarebbe stancata delle scienze finendo nella barbarie. Con la comparsa dei giornali i timori estesero alla politica perché leggere rendeva consci dei propri diritti.
Grazie a Carlo V e Filippo II si sviluppò la comunicazione pubblica dove si governava attraverso ordini e messaggeri. Nel continente europeo si sviluppò un sistema postale soprattutto ad uso di mercanti, monasteri e università dominato dalla famiglia Tassini.
Tutto ciò richiedeva carte geografiche, mappamondi. Nel 1700 il traffico sull’Atlantico raddoppiò con il conseguente sviluppo dell’editoria, dal Messico venivano richiesti soprattutto romanzi di cavalleria, mentre nella puritana Nuova Inghilterra i libri di sermoni. Questi sviluppi rafforzarono l’economia degli Stati europei tranne l’Italia che non era uno Stato unitario.
Gli stampati man mano standardizzano i saperi stabilendo i significati delle parole e le lingue formalizzano la scrittura, ci si incammina verso una cultura omogenea dove i libri diventano deposito della memoria collettiva e rafforzano il senso di appartenenza a una comunità.

La diffusione dell'oratoria


La parola parlata trova però nuovi sbocchi, nel ‘500 c’è l’exploit dell’oratoria e della retorica ecclesiastica, nata sui pulpiti e nelle piazze con Francesco d’Assisi e Savonarola. Nelle università si organizzavano dibattiti; con la canzone e la ballata l’oratoria ha un grande seguito fra il popolo, sorgono le Accademie e le società scientifiche, caffè, club che sostituiscono le taverne come luoghi di informazione. Le interazioni della stampa con l’oralità, l’iconotesto, producono le didascalie esplicative. E’ la stampa che aiuta nel parlare, indica i modi e i tempi appropriati e il ben comportarsi. 
La stampa tipografica ha allargato la cerchia dei lettori privilegiati, ma ancora nel ‘600 era affare degli studiosi, nel ‘700 si estende ai borghesi e nell’800 si allarga la possibilità teorica di saper leggere e scrivere a tutta la popolazione. Un tale modo di apprendere che fa leva sulla soggettività, incentiva l’individualismo e fa nascere la diaristica e nasce anche l’autodidatta.
Nascono le grandi biblioteche pubbliche e qualche privata, le più prestigiose sono l’Ambrosiana a Milano, il British Museum a Londra. Si sviluppano varie forme di lettura, informativo-critica, creativa, lettura avida, la lettura collettiva di istruzione o di intrattenimento guidata da un lettore o maestro, lettura di utilità pratica su fogli volanti.
Non esistevano delle norme nella cultura e nella comunicazione manoscritta. 
Nel 1250 Bonaventura, un frate francescano cominciò a definire i profili operativi.
La tutela dell’opera si affaccia con la riproduzione tipografica; risulta che il primo scrittore pagato sia stato Erasmo da Rotterdam. Visto che con la tipografia e l’editoria gli affari prosperavano i sovrani emanarono norme sul “privilegio territoriale”, ma la prima legge sui contenuti arriva nel 1709,è l’inglese Copyright Act che assicura per 14 anni i diritti degli autori.
Con tutta questa lettura l’ufficio laico di censura opera dapprima a Magonza nel 1485.
Il controllo di stampa interessa le autorità statali che vogliono mettere il proprio potere assoluto al riparo da ogni minaccia, così papa Alessandro VI cerca con scarso successo di imporre alle città tedesche il divieto di stampare senza il visto delle autorità ecclesiastiche; con il Concilio di Trento si istituisce l’imprimatur, visto e approvazione preventiva da parte delle curie e l’Inquisizione. Con l’avvio della Controriforma la Chiesa cattolica emana nel 1557 l’Indice dei libri proibiti che comprende testi osceni, di magia, eretici, ma anche Il Principe di Machiavelli e il De Monarchia di Dante perché mettono l’autorità papale al di sopra di quella pontificia. L’atteggiamento censorio era abbastanza diffuso ad esempio in Inghilterra si poteva stampare solo a Londra, Oxford e Cambridge dove i libri di storia venivano preventivamente letti da un segretario di Stato. La Dieta, organo di governo della monarchia tedesca, stabilì nel 1570 che si potevano installare tipografie soltanto nelle città di residenza dei principi.
L’adozione della censura provocò il proliferare della stampa clandestina e il contrabbando librario, perciò andavano a ruba Machiavelli ed Erasmo. Altre scappatoie consistevano nel pubblicare opere firmate con pseudonimi o anonime. L’efficacia di ogni censura è però scarsa e rischia di produrre danni maggiori infatti i libri “falsificati” incrementano una rete di distribuzione alternativa clandestina e redditizia. Le autorità stesse perdendo percentuali sulle vendite riportano quei libri sul mercato.
Il mondo romano con l’Acta Diurna voleva raccogliere con sistematicità le notizie per renderle pubbliche, queste erano scritte su tavole di legno e disposte nei luoghi più frequentati, Giulio Cesare compie questa scelta, ma solo con lo sviluppo dell’economia e l’innovazione di Gutenberg sarà impossibile infrangere la chiusura del sapere e si diffusero i “fogli di notizie”. Quei fogli informativi con i tipografi diventano “libri di notizie”, il più antico dovrebbe essere l’inglese The Treve Encounter. Cominciano a girare bollettini, manifesti e opuscoli che informano, famoso è Barbanera seguitissimo dagli agricoltori per le sue previsioni sui raccolti. In Francia li chiamano canard, anatre che starnazzano. 

Diffusione delle notizie


Le notizie possono avere effetti sulla nostra vita e permettono di differenziare il prodotto sul diverso pubblico. E’ il governo della repubblica di San Marco che pubblica nel 1536 un foglio informativo al prezzo di una gazeta che informa i cittadini sui principali affari dello Stato, ben presto rpesero il nome di Gazzette, in Inghilterra erano dette Newspapers e in Germania Zeitungen. La scoperta che un pacchetto di notizie possa interessare il pubblico ed essergli venduto sollecita molti a operare nel settore; periodici si pubblicano agli inizi del ‘600 nelle principali città tedesche, ma sempre controllati. In Olanda invece i fogli non vengono condizionati e quindi contengono varie notizie ,chi le raccoglie le trasforma in testi proto-giornalistici che indicano la città d’origine e la data e hanno una prima selezione e gerarchizzazione delle notizie. Il pubblico dei lettori è costituito principalmente dalle persone che operano nell’economia, nello Stato e nelle università. I giornali olandesi vengono così tradotti e venduti altrove. Nel 1631 spunta sui periodici la pubblicità e ci si accorge che i giornali possono fare da ponte fra i produttori e i consumatori e così gli editori cominciano a far pagare le inserzioni. L’avvio è merito del dottor Theophraste che aprì nel 1630 una specie di multi concessionaria d’intermediazione tra chi voleva farsi pubblicità e i giornali ospitanti. “La Gazette” due mesi dopo l’uscita pubblicava il primo avviso pubblicitario,reclamizzava le acque minerali di Forges. Fiutato l’affare fiorirono le iniziative: nel 1657 esce a Londra “Public Advertiser”, giornale quasi tutto di annunci pubblicitari; dieci anni dopo “City Mercury” è già un settimanale gratuito pagato tutto dagli inserzionisti. Le pubblicità sono di solo testo. In Italia nel 1691 il “Protogiornale Veneto Perpetuo” esce per primo con la pubblicità. 
Il primo quotidiano al mondo esce a Lipsia nel 1660,in Italia si contendono il primato la Gazzetta di Mantova e la Gazzetta di Parma.

Tratto da STORIA DEL GIORNALISMO E DELLA COMUNICAZIONE di Anna Carla Russo
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