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Il grande balzo in avanti dell’economia italiana negli anni ‘50 e ’60 – Vera Zamagni


Ciò che consentì il grande balzo in avanti dell’economia italiana negli anni ‘50 e ’60, con tassi di crescita del reddito vicini al 6%, fu la combinazione di una serie di fattori produttivi in un circolo permesso dal nuovo clima di pace internazionale di pace e apertura dei mercati. Per la prima volta dall’unificazione, i consumi registravano un aumento consistente; furono soprattutto i beni durevoli a crescere nelle città: anche in Italia si diffondeva dunque la civiltà tipicamente americana del consumismo di massa.

Se i consumi interni ebbero un notevole aumento, le esportazioni sperimentavano un vero e proprio boom, con tassi di crescita medi annui di oltre il 10%. La destinazione delle esportazioni si concentrava sempre più in Europa, e in particolare nell’aurea dell’unione doganale (MEC) costituita a Messina nel 1956 fra i sei paesi fondatori della CECA. Ancora, attraverso l’impresa pubblica, l’intervento dello Stato si fece sentire con una serie di grandi progetti infrastrutturali. Insomma, con la rapida espansione sia all’interno che all’esterno, l’Italia smise di essere un paese arretrato con un’area avanzata, per divenire un paese avanzato con un’area, il Mezzogiorno, arretrata.

Tratto da STORIA DEL MONDO CONTEMPORANEO di Domenico Valenza
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