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L’indebolimento delle regolazioni nazionali – Philippe Norel


L’indebolimento delle regolazioni nazionali costituisce il terzo tratto. Classicamente, si ritiene che lo Stato, in un’economia mondiale, assicuri tre funzioni. In primo luogo, una funzione di regolazione del mercato, consistente nel vigilare sulla definizione di norme giuridiche di esercizio del mercato. Poi, una funzione di stabilizzazione, mirante a rilanciare l’attività in caso di occupazione o a raffreddarla quando l’inflazione minaccia. Infine, una funzione di redistribuzione che passa attraverso la fiscalità, la protezione sociale, in generale la creazione di beni collettivi.

Queste tre funzioni si incarnano rispettivamente nelle figure dello Stato regolatore propriamente detto, nello stato keynesiano, nello Stato sociale. Nella globalizzazione contemporanea, queste tre figure dello Stato si ritraggono per scomparire o, più spesso, reincarnarsi in istanze sia plurinazionali regionali, sia mondiali.

Lo Stato regolatore dei mercati è in effetti in netto regresso. Una parte della regolazione dei mercati è così trasferita ad una organizzazione mondiale del commercio che impone di fatto agli Stati compromessi nuovi e non sempre accettabili da un punto di vista nazionale. Lo Stato keynesiano ha largamente trasferito i suoi poteri al livello regionale in Europa, al prezzo di un deficit di potere democratico, essendo la BCE molto indipendente da poter politici legati essi stessi dalle loro regole restrittive in materia di bilancio.

La funzione dello Stato stabilizzatore e interventista nell’economia perde dunque della sua legittimità, si ritrae parzialmente davanti alle regole e alle norme sulle quali le forze di mercato sembrano pesare. Inoltre, con la mobilità dei capitali, la fiscalità deve essere sempre di più armonizzata, in quanto si corre il rischio di vedere i capitali fuggire. Con ciò, i negoziati del mondo del lavoro sembrano sfuggire oggi all’arbitrato dello Stato.

Tratto da STORIA DEL MONDO CONTEMPORANEO di Domenico Valenza
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