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I neobabilonesi dal primi regno alla rinascita

I neobabilonesi dal primi regno alla rinascita (612 circa - 539)

La dinastia neobabilonese trasse origine da un governatore del Paese del Mare, una piccola entità statuaria che era sorta diversi secoli prima nell’area costiera in cui sfociavano il Tigri e l’Eufrate.  Era questi Nabopolassar, un appartenete alle tribù caldee, che era probabilmente stato incaricato dagli assiri di assumere la reggenza di Babilonia per sedare i sommovimenti antiassiri che agitavano la regione. Tuttavia appena salì al trono (625), Nabopolassar si volse contro gli assiri (che erano indeboliti per una faida interna), senza comunque riuscire a ottenere particolari successi. 

La svolta avvenne nel 614, quando i Medi conquistarono l’antica capitale assira, Assur. Compresa immediatamente la gravissima situazione in cui potenzialmente si trovavano in quel momento gli assiri, Nabopolassar riuscì a stringere alleanza con i Medi e, probabilmente, anche con gli Sciti, un altro popolo barbaro stanziato ai confini settentrionali dell’Assiria. Ninive, la magnifica capitale assira cadde due anni dopo e con essa cadde anche l’Impero assiro (612). Ma mentre i Medi, paghi del lauto bottino ottenuto dal saccheggio della ricca città, ritornavano sui loro altipiani a fare i barbari, Nabopolassar rimaneva con il suo esercito in Assiria, dove eliminò quel poco che rimaneva della resistenza assira. Si creava così una situazione incredibile: in poco anni il più grande e forte impero della storia mediorientale era crollato, lasciando solo un enorme vuoto di potere da riempire. Nabopolassar, che era sovrano della provincia più ricca dell’ex-impero, la Babilonia, seppe sfruttare questa situazione estremamente favorevole ed iniziò operazioni militari su larga scale per ereditare i territori che erano stati degli assiri.

A partire dal 607 egli si ritirò in Babilonia, lasciando la conduzione della campagna militare a suo figlio Nabucodonosor II, il quale dovette affrontare lo scontro con gli egizi, che caduti gli assiri erano di nuovo indipendenti e ritornavano ad esercitare una politica estera aggressiva ed espansiva. In quel momento erano l’unico avversario che i babilonesi potessero temere, ma lo scontro fra i due eserciti, che si svolse a Karkemish nel 605, premiò Nabucodonosor. Mentre gli egiziani fuggivano disordinatamente verso l’Egitto con i babilonesi alle calcagna, moriva re Nabopolassar e Nabucodonosor doveva interrompere l’inseguimento e tornare a Babilonia per l’incoronazione. Il suo lungo e glorioso regno (604-562) vide i babilonesi (archiviati dalla storia come neobabilonesi), consolidarsi in tutti i territori dell’ex-Impero assiro eccetto solo l’Egitto. Regolari spedizioni militari per la riscossione dei tributi erano regolarmente inviati in tutte le province e non incontravano resistenza. L’unico caso fu, nel 587, quando il Regno ebreo di Giuda si ribellò al loro dominio. Nabucodonosor II assediò e saccheggiò Gerusalemme, mentre una parte cospicua della sua popolazione fu deportata in Babilonia (come racconta la stessa Bibbia). Il Regno di giuda non sarebbe mai più risorto. Alla sua morte l’Impero neobabilonese versava in condizioni di assoluta stabilità: un ultimo confronto militare con l’Egitto aveva definitivamente fatto cadere le ultime velleità dei faraoni sulla Siria; a nord-est i rapporti con i Medi erano buoni; Siria, Turchia e Assiria erano saldamente unite al centro dell’Impero, la regione della Babilonia, nella quale si registrò in tanti anni una sola rivolta, facilmente sedata.

Gli succedette il figlio Awelmarduk (562-560), il cui regno fu però interrotto da un colpo di stato organizzato da suo cognato, Neriglissar (560-555). Alla morte lo scettro fu preso da suo figlio Labashimarduk, che però fu immediatamente estromesso da una congiura che portò al trono Nabonedo (555-539), il quale non apparteneva alla famiglia reale e si ritiene fosse originario della Siria. Nabonedo fu fortemente contrastato durante il suo regno (forse per via della sua origine straniera), e quando Ciro il Grande di Persia cominciò ad arrivare con le sue armate ai confini della Babilonia, l’ostilità verso Nabonedo dovette ulteriormente aumentare. A questo punto il re lasciò sul trono il figlio e si recò ad occidente, forse per cercare appoggi militari o forse semplicemente per scappare all’imminente arrivo di Ciro. Fatto sta che quando il re persiano arrivò a Babilonia con il sue esercito, la città, praticamente senza sovrano, gli aprì le porte con giubilo e gli consegnò oltre che se stessa il vastissimo impero che controllava. Si ritiene infatti che il corpo sacerdotale, a conoscenza della magnanimità di Ciro e della sua tolleranza verso le religioni, valutò conveniente sottomettersi al lui.

Con la conquista di Babilonia e del suo impero da parte di Ciro il Grande si chiude il lungo e mitico capitolo storico degli imperi mesopotamici. L’intera regione entrerà in un batter d’occhio e senza violenza a far parte grande impero multinazionale dei Persiani e la ricca eredità di Babilonia sarà diffusa anche ad altre parti del mondo. Ma questa storia sarà raccontata nel capitolo dedicato all’Impero persiano.


Tratto da STORIA DEL VICINO ORIENTE ANTICO di Lorenzo Possamai
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