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L'impero persiano: l’organizzazione dello stato

L’Impero persiano non fu solo una grande entità politica ma anche un efficiente modello di organizzazione statale. I territori dell’immenso impero erano suddivisi in venti satrapie, a capo delle quali era il satrapo; questi governava come un viceré dotato di ampissimi poteri, amministrava la giustizia e la religione, i commerci e la moneta, riscuoteva le tasse e inviava la parte stabilita al potere centrale. In genere le truppe di stanza nel territorio della satrapia erano comandate da un comandante militare nominato dal centro e del tutto indipendente dal satrapo; i centri fortificati più importanti, inoltre, erano retti da un governatore, anch’esso nominato dal centro e indipendente dal satrapo; in questo modo si limitava il potere del satrapo alle sole questioni civili, rendendo più difficile che esso potesse ribellarsi proclamandosi indipendente. Esisteva inoltre una cerchia di funzionari fedelissimi, chiamati “gli occhi e le orecchie del re”, che visitavano le province controllando l’operato dei satrapi; i loro rapporti erano insindacabili e muovendo da essi il Gran Re prendeva anche i più gravi provvedimenti nei confronti del satrapo che si fosse dimostrato disonesto o traditore.
Cementavano l’unità dell’Impero, l’esercito, i cui alti ufficiali erano per la maggior parte persiani, così come il nucleo centrale della stessa truppa, e la rete delle infrastrutture, che legava economicamente tutte le parti dell’impero fra loro. Il sistema di strade -racconta Erodoto- era molto esteso e permetteva ai viaggiatori, ai messi imperiali e alle merci, di spostarsi velocità e sicurezza attraverso tutto il Medio Oriente sino alla Valle dell’Indo. Stazioni di cambio per i cavalli e alberghi confortevoli erano allestiti a distanza regolare lungo le vie di comunicazione principali e, nei punti di importanza strategica, vi erano fortezze presidiate dall’esercito. Soprattutto Dario si preoccupò di favorire gli scambi commerciali aumentando l’uso della moneta; il darico d’oro godette sempre dello stesso rapporto di materiale prezioso e valore, diventando presto una moneta di scambio internazionale, molto apprezzata in Grecia e nel Mediterraneo. L’Impero persiano fu, nei suoi due secoli di vita, il più grande mercato comune del mondo e il più importante snodo dei traffici internazionali. Non è infatti un caso che i fenici, che divennero la flotta dell’Impero e che da questo marcato allargato trassero lauti guadagni, fossero i più fedeli alleati dei persiani.
Il carattere multinazionale dell’Impero era infine completato dal carattere ‘itinerante’ della capitale imperiale. Pasargade era l’antica capitale dove era il mausoleo di Ciro, Ecbatana la capitale estiva, Persepoli la nuova splendida capitale imperiale; tuttavia anche a Babilonia il Gran Re risiedeva stesso e un tempo ancora maggiore lo trascorreva a Susa, una città nell’Elam che presentava il vantaggio di essere in una posizione centrale e al contempo relativamente vicina alla Persia.

Tratto da STORIA DEL VICINO ORIENTE ANTICO di Lorenzo Possamai
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