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Dinamiche sociali nel primo impero cinese

Oltre alla crescita economia l’unificazione politica aveva innescato anche un altro grande processo, quello ella concentrazione fondiaria. Già durante il regno di Shi Huangdi, e ancor più durante la dinastia Han, la grande proprietà terriera si era trovata nella condizione di poter facilmente acquistare i fondi dei piccoli contadini indipendenti costretti al fallimento. Ciò era anche colpa del meccanismo fiscale che poggiava perlopiù sulle spalle delle famiglie contadine, già gravate dagli obblighi del servizio di leva e dei lavori gratuiti per le infrastrutture statali. Una volta indebitatisi i contadini erano costretti a vendere alle famiglie aristocratiche o ai mercanti. I mercanti in particolare, dato che disponevano di enormi ricchezze, potevano anche permettersi di acquistare a prezzi elevati; intanto però sempre meno terre rimanevano di proprietà delle famiglie contadine. 
Lo stato, e Wu-Ti in maniera particolare, cerarono in tutti i modi di limitare questa tendenza: venne posto divieto ai mercanti di possedere terra, si fissarono estensioni massime per i latifondi, gli espropri di terre delle famiglie nobiliari (realizzati spesso dai sovrani Han quando una famiglia minacciava il loro potere) venivano date in uso gratuito alle famiglie contadine prive di appezzamenti. Tuttavia ogni misura fu inutile perché i mercanti acquistavano illegalmente e perché gli stessi funzionari statali preposti al controllo erano proprietari terrieri o comunque avevano una serie di interessi personali per i quali traevano vantaggio propria della mancata applicazione di queste norme. In generale i contadini subirono un lento ma progressivo peggioramento nelle condizioni di vita, nonostante il generale allargamento dell’economia. 
In generale la società dell’epoca era così stratificata: alla base c’erano gli schiavi (condannati per delitti o contadini costretti a vendere se stessi o i propri figli per saldare i debiti); esistevano schiavi privati (che svolgevano perlopiù mansioni domestiche) e schiavi statali, che lavoravano come operai nella realizzazione delle infrastrutture o nelle fabbriche di stato. In generale si ritiene che la manodopera schiavistica fosse poco usata per i lavori agricoli. Seguivano i contadini immiseriti, spesso servi salariati o mezzadri alle dipendenze della grande azienda fondiaria o coltivatori di terre statali. Quindi venivano i contadini autonomi e gli artigiani. Categoria più ricca che prestigiosa, i commercianti potevano accumulare anche fortune enormi; si ricordano casi di famiglie che controllavano l’economia di intere provincie. I funzionari statali erano una categoria molto stratificata al proprio interno a seconda del grado. I gradi più alti erano comunque sempre appannaggio delle famiglie aristocratiche, che basavano il proprio potere sulla proprietà fondiaria da un lato e sulle lucrose cariche imperiali dall’alto. Esautorata la vecchia nobiltà di sangue da parte di Shi Huangdi, una nuova nobiltà di umili origini si riformò sotto i primi imperatori Han, per trasformarsi in una vera e propria casta chiusa verso la fine della dinastia. Negli ultimi anni degli Han si assistette ad un vero e proprio tripudio delle relazioni famigliari. Chi aveva relazioni e ricchezza poteva aspirare ad ottenere una carica pubblica, la quale era il miglior sistema per ottenere altra ricchezze e relazioni. Le grandi famigli aristocratiche possedevano la terra e le cariche pubbliche e attraverso queste accumulavano il potere. 

Tratto da STORIA DELLA CINA di Lorenzo Possamai
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