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Economia e società cinese nell’età del ferro

Il periodo degli stati combattenti coincise in Cina con il passaggio dall’età del bronzo a quella del ferro. L’artigianato era già al tempo della dinastia Shang un settore molto sviluppato in Cina, principalmente a causa dalla grande richiesta di bronzi per le operazioni rituali e di generi di lusso da parte delle elite. Non stupisce quindi che i cinesi, così esperti nella lavorazione del bronzo, siano riusciti ad ottenere la fusione del ferro 1500 anni prima che essa fosse inventata in Europa, dove fino all’età moderna l’unico metodo di lavorazione del ferro rimase la forgiatura, che consiste nello scaldare il farro in modo da renderlo modellabile a martellate. 
La padronanza dei procedimenti per la fusione del ferro, accompagnata da un sistema di officine già esteso grazie alla forte richiesta di materiali in bronzo, permise ai cinesi di produrre grandi quantità di utensili ed armi in ferro a prezzi relativamente bassi. Le implicazioni di questo furono enormi: in agricoltura si diffusero dopo millenni di grande arretratezza strumenti efficaci e aratri trainati da buoi (sembra che precedentemente si usassero solo strumenti in legno). Si ritiene che la produttività agricola sia aumentata in maniera molto consistente e siano state adottate anche nuove tecniche di fertilizzazione e di scelta delle culture. 
 
All’innovazione del ferro si uniscono, sommandosi, anche i mutamento socio-politici a cui abbiamo già parzialmente accennato. L’abbandono dell’antico sistema di potere famigliare si tradusse in un processo di accentramento del potere ed estensione degli apparati burocratici: si formarono dei veri e propri stati, divisi in province e distretti, in grado di intervenire efficacemente nell’organiz-zazione economica e sociale, promuovendo l’economia e favorendo il commercio. Sono di questo periodo le immense opere infrastrutturali che costituiscono da sempre uno dei ruoli tradizionali dello stato in Cina. Lo stato di Qui ad esempio realizzò un canale di 150 chilometri irrigando 40mila ettari di terreno; lo stesso fu fatto in un'altra regione per mezzo di una diga, trasformandola in una delle più fertili della Cina. In alcuni stati furono varate riforme per favorire la piccola proprietà contadina; editti limitarono il potere dell’aristocrazia o resero certe cariche importanti dipendenti dal merito e non dal lignaggio. Alcuni riformatori pagarono con la vita la loro opera, uccisi da sicari delle famiglie nobili o vittime dei complotti di corte; ma in ogni caso a prevalere furono proprio quei regni che seppero riformarsi per favorire il commercio (che divenne importantissimo) e l’agricoltura, oltre che la riorganizzazione centralizzata del potere e la creazione di eserciti grandi e moderni, condotti da generali capaci e spesso anche reclutati per leva. 

Tratto da STORIA DELLA CINA di Lorenzo Possamai
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